Il secondo disco per il trio, 12 pezzi stesi su quasi un’ora di musica: al primo approccio si inizia con la title track e, complice il titolo stesso, si pensa se ne andrà tutto così.
Funk al punto giusto, con arrivi di sezioni a ritmo alto che si alterano alla chitarra che sa il fatto suo, uno di quei pezzi dove tenere il ritmo col piede è necessità, non volontà.
In realtà poi cambia tutto tante, tantissime volte. Ci si immerge in atmosfere trasognate, in ballate lente e avvolgenti, in corse nella prateria più aperta, in scorci blues e discordanti che si alternano alle melodie più confortanti.
Dopo il primo ascolto è ben chiaro che qui si parla di una musica su un altro livello, si parla di tecnicismi lasciati liberi dalla loro matrice strutturata che corrono e si rincorrono senza mai inciampare gli uni sugli altri.
Si parte per un viaggio che tocca tutti i continenti, che trasporta senza che l’ascoltatore se ne renda conto in sonorità che forse non avrebbe approcciato, lo culla in un amalgama di suoni che si alternano senza fretta, con la giusta calma di chi sa dove vuole andare.
Un disco raro da trovare, per la bravura innegabile degli esecutori (e degli ospiti) e per la capacità di unire suoni spesso snobbati e ridonargli tutto il lustro che si meritano.