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Cult Of Erinyes – Tiberivs

2017 - Code 666
black metal / doom

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Tracklist

  1. Archaea, 41 B.C.
  2. Nero (Divine Providence)
  3. Casvs Belli
  4. Bred For War
  5. Loner
  6. Germanicvs
  7. First of Men
  8. Damnatio Memoriae
  9. For Centuries To Come

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Un fuoco che arde, dei rantoli spettrali: è l’inizio di “Tiberivs”. I Cult Of Erinyes, gruppo belga, nascono nel 2010 con l’EP Golgotha. La band, capitanata dal fondatore Mastema, dopo “A Place To Call My Unknown” del 2011 e “Blessed Extinction” del 2013, a cui si sono inframezzati “Zifir / Cult of Erinyes” Split del 2012 e l’EP “Transcendence” del 2016, danno alla luce la loro terza fatica ufficiale: un concept album dedicato alla figura dell’imperatore romano Tiberio.

Nella line-up, in sostituzione di Baal, batterista dalle ottime capacità tecniche, subentra Dèhà, sicuramente valido, ma meno efficace del suo predecessore a mantenere lo stile del culto delle furiose Erinni. Il resto del gruppo rimane al suo posto con Mastema, voce, Corvus e Algol, che si alternano alla chitarra e al basso e Baron come chitarra solista. Ascoltati piacevolmente i lavori precedenti, mi aspettavo un sequel altrettanto valido e stilisticamente poderoso.

Ma andiamo per gradi: superata la traccia introduttiva Achaea, 41 B.C., dove i Cult ci riportano ai tempi che furono grazie a suoni oscuri e spettrali, irrompe violenta Nero (Divine Providence), forse la traccia migliore dell’album: un black metal classico con tinte doom a sfondo ritualistico. Il basso e le chitarre fanno il loro oscuro lavoro con grande efficacia e Déhà picchia sulla sua batteria anche se, c’è poco da fare lo stile non è quello di Baal. Casvs Belli e Bred for War mantengono lo stile della traccia precedente, anche se in maniera piuttosto eccessiva ed insistente, tanto da risultare ripetitive. La monotonia la spezza Loner che a sorpresa ci proietta in uno stile sempre black, ma con una ritmica e delle tonalità più comuni a gruppi come Behemoth o Dimmu Borgir: una prova deflagrante e molto ben eseguita dal gruppo che sembra rialzare la testa. Con Germanicus torniamo però agli eccessivi ed esasperati toni black, che già nelle tracce precedenti avevano portato quasi alla noia. First of Men parte in modo quasi surreale, con le chitarre che scandiscono dei riff ripetitivi e che caricano il pezzo fino a farlo esplodere con intensa energia, grazie anche all’instancabile voce di Mastema che qui oltre al suo scream assume delle tonalità stridule che ricordano Shagrath dei Borgir. Un riff di chitarra fa da red carpet a Damnatio Memoriae, ottimo brano black infestato dalla chitarra di Baron che semina doom ovunque, quasi riavvicinandosi a quell’aspetto ritualistico proprio ella band. Nella traccia conclusiva, For Centuries To Come, le Erinni tornano al loro classico stile, quello da cui nascono e a cui appartengono: il Ritualistic Black Metal. Profonde stoccate doom con sfondo black, batteria a martello, unite allo scream frenetico: queste le sonorità tipiche che riportano a gruppi della scuola francese come Darkenhöld e Belenos.

Sicuramente il lavoro meno soddisfacente di questo gruppo che, in precedenza, ha dimostrato di avere tutte le carte in regola per produrre metal con il loro efficace e piacevole stile ritualistico ed oscuro. Come detto in precedenza, la mancanza di Ball alla batteria si sente. Déhà mantiene delle ritmiche di batteria non appropriate al sound di questo gruppo, straziandolo anche con delle noiose linee di tastiere che rendono ripetitive e stucchevoli buona parte delle tracce di questo disco. Purtroppo la grande voce del fondatore delle Erinni, Mastema, nei prossimi lavori uscirà di scena, lasciando proprio a Déhà la parte vocale e le redini del gruppo.

Per chi ama i Cult Of Erinyes non sarà facile da digerire, anche se magari Déhà potrà esprimersi meglio come vocalist piuttosto che come battersita e tastierista per questo gruppo. Possiamo considerarlo un brutto sogno? Non lo sappiamo al momento cerchiamo di smaltire questo album, anzi meglio consideriamolo una parentesi chiusa e speriamo che i Cult Of Erinyes tornino ad infestare le strade del metal estremo come hanno sempre saputo fare.

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