La fabbrica del rumore della Atypeek sforna un altro prodotto ad elevato Ph acido e a volume distorto e corrosivo.
I francesi Terebenthine schierano una tripla chitarra per un math-prog strumentale che sembra una rilettura post-rock dei Ventures o degli Shadow di Apache, passati alla scuola dei Don Caballero.
Il ronzio di un enorme calabrone dal riverbero western di Link Wray e la bizzarria di canzonette pop tramutate in maratone con bordoni di basso e schizofrenie tra l’ultima Magic Band ed i primi Sonic Youth, per una sarabanda non dissimile da quella ascoltata di recente con gli ancor più psicotici Noyades di Go Fast. Il levarsi della marea mediterranea nel crescendo di Mer Noire è bella testimonianza di questo progressive che non ha nulla di romantico, molto di sartiame metallico e qualche suggestione greca ortodossa come la Misirlou di Dick Dale.
Scatenato, marcio come un vecchio punkster spastico, eppure alla lunga di complicatissimo ascolto, con quelle dissonanze costanti ed esasperate e quel persecutorio battere sull’elettricità sciolta. Per menti flippate in fuga da falsi Nirvana.
https://www.youtube.com/watch?v=Y3CqHWQICGI