Un album d’esordio di grande impatto, l’album della riconferma che tradisce le attese… e poi?
Questo è il grande dilemma che precede la nuova uscita targata alt-J, una delle band più innovative e discusse degli ultimi anni, che con il loro secondo album sembravano aver perso – fin troppo presto – lo smalto dell’esordio. Relaxer è quindi chiamato a rispondere a chi ha già piantato una lapide sul terreno “rinsecchito” della loro ispirazione.
Se il buongiorno si vede dal mattino 3WW è il miglior modo per iniziare questa nuova fatica in studio: un racconto romantico lungo cinque minuti che scorre agilmente attraverso sprazzi di melodia e fughe elettriche perfettamente amalgamate. La successiva Cold Blood è un’esercizio di stile convincente, che ci consegna una band in grado di mescolare al meglio quanto di buono prodotto nei precedenti lavori. Il nucleo centrale del disco è riservato a due episodi antitetici che rappresentano una sorta di unicum nella produzione del gruppo inglese. Se House of the Rising Sun colpisce per il gusto minimale e originale con cui affronta il classicone degli Animals, non sfigurando affatto, Hit Me Like That Snare spinge l’acceleratore in territori oscuri e indefiniti, persi in un’atmosfera lo-fi in salsa garage, dentro un episodio che divide.
La seconda parte del disco si caratterizza in movimenti diversi tra loro ma accomunati dal classico filo malinconico che definisce gli alt-J. Deadcrush è il pezzo più cupo dell’intero lotto e si inserisce di diritto fra i migliori pezzi della band: quasi quattro minuti di liriche devianti scandite da un beat netto e incessante; mentre Adeline e Pleader sembrano brani (ingiustamente) scartati dal precedente This is All Yours. Nel mezzo di queste prove Last Year vive di luce propria, opaca e magica allo stesso tempo.
Il ritorno sugli scaffali degli alt-J non poteva che esser questo, un lavoro intellettuale dove il cuore riesce comunque a rivestire un ruolo non marginale. L’evoluzione del gruppo inglese passa attraverso il semi-abbandono della “triste sincope” come elemento essenziale della loro musica, verso delle scelte più canonistiche ma non per questo meno originali o, peggio ancora, ispirate. Il tutto riuscendo a caratterizzarsi in maniera efficace.
Non è un lavoro perfetto e molto probabilmente non può essere accostato alle vette toccate con l’album d’esordio, ma riesce nell’obiettivo di non farlo rimpiangere. Gli alt-J non hanno intenzione di mollare e Relaxer sembra essere – oltre che il titolo di un album – una dichiarazione di intenti: relax guys, we’re here to remain!