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Valborg – Endstrand

2017 - Lupus Lounge / Prophecy Productions
metal

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Tracklist

1. Endstrand
2. Jagen
3. Blut Am Eisen
4. Orbitalwaffe
5. Beerdigungsmaschine
6. Stossfront
7. Bunkerluft
8. Geisterwürde
9. Alter
10. Plasmabrand
11. Ave Maria
12. Atompetze
13. Strahlung
14. Exodus


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Da troppo tempo ormai stiamo assistendo ad una diluizione di quello che fu il movimento di rottura che prende il generale nome di metal (e delle sue svariate, variopinte e troppo spesso inutili declinazioni). Coloro che utilizzano il mezzo della violenza sonora per incassare soldi e benestare di un branco diventato sempre più simile a ciò che si era prefissato di combattere in prima istanza sono ormai diventati una consuetudine che ci porta a considerare questo mondo ormai in rovina come una macchietta fatta di muscoli e tatuaggi in bella posa quasi fosse un brand per ragazzini/e urlanti o veterani della chiusura mentale.

Ma non facciamo di tutta l’erba un fascio. Se un’enorme schiera di musicisti, o suddetti tali, si sono inesorabilmente piegati ai voleri di un pubblico sempre più chiuso nel proprio guscio, assuefatto da produzioni estremamente derivative e fini a sé stesse, altrettanti non si sono lasciati divorare dall’illusione delle mode di genere, generatrici indiscusse di inverosimili scontatezze, spingendo sempre più in là la materia metallica nelle proprie mani. A dimostrarlo c’è in primis tutta una progenie black metal che ha saputo trasformare l’oltranzismo del proprio ceppo di origine in qualcosa di nuovo, portando sempre più in là il verbo della rottura col passato (ma anche qui i modaioli che nulla hanno da dire proliferano senza posa, ma questa è un’altra storia). Tra questi spiccano, tra gli altri, i teutonici Valborg.

Il trio è stato capace, tra le pieghe della propria discografia, di repentini cambi di direzione in grado di comprimere nello spazio di un disco sterminate cosmogonie tribali di un barbaro tempo che fu, spazialità astratte provenienti da chissà quale recesso della galassia e furia tout court. Dopo lo splendido gioiello black metal progressivo e di estrema classe quale è “Romantik” del 2015 i nostri tornano alla carica riportando alla luce un altro strato di quell’inquietudine da tempo perduta dal movimento di cui sopra. Il nuovo “Endstrand” prende un’altra strada ancora rispetto al lavoro precedente e atterra su un pianeta la cui l’aria è pregna di inesorabile fastidio elettrico. A dirigere i lavori nella pancia dell’astronave troviamo Markus Siegenhort dei Lantlôs, altra formazione facente parte di quel gruppo di pionieri from outer space di cui c’è sempre più bisogno.

Se però in casa propria il buon Markus dà al proprio gruppo un’aura di sacralità che tocca lidi shoegaze e delicati qui spinge il tutto verso la distruzione. Il disco porta con sé il marchio dei Ministry prima maniera, rendendo l’atmosfera asfissiante oltre i limiti umani. Brani distruttivi e psicotici come Jagen ci mostrano una disperazione senza pari spinta alle sue estreme conseguenze. Declinazioni marziali di un “cyber” (alla maniera dei Voivod) thrash ostinato e ubriaco di violenza fanno capolino in Blut Am Eisen e Beerdigungmaschine, portandoci subito alla mente i mostruosi Celtic Frost, mentre le aliene inclinazioni vocali di Stossfront non sfigurerebbero affatto come bonus track di “Filth Pig” di mr. Jourgensen e soci.

Un’immersione sepolcrale in un mare di post-punk apocalittico è invece Bunkerluft a dimostrazione del fatto che i nostri sono in grado di plasmare tanto la materia melodica ultraterrena che randellate che di spaziale ed etereo hanno ben poco. Di black metal malato e distruttivo si ammanta Geisterwürde quasi a ripescare le sensazioni del primissimo Burzum e di svariate altre formazioni della famigerata second wave, così come la successiva Alter che va a pescare quasi in un mid-eighties hardcore proveniente da una linea temporale alternativa ma che sempre alla seconda ondata fa capo. I mostri industriali di Plasmabrand e Atompetze divorano rimasugli di anima incastrati nell’acciaio mentre le porno-blasfeme preghiere monolitiche di Ave Maria annichiliscono mente e corpo, tra cieli color piombo e tombe macchiate di sangue e liquido seminale.

Tutti questi elementi pressati assieme rendono “Endstrand” la colonna sonora ideale se mai vi venisse in mente di riesumare dalla libreria qualche bel numero della rivista “Metal Hurlant” o qualche volume sparso qua e là di Moebius e Druillet.

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