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Mac DeMarco – This Old Dog

2017 - Captured Tracks
folk / songwriting

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Tracklist

  1. My Old Man
  2. This Old Dog
  3. Baby You're Out
  4. For The First Time
  5. One Another
  6. Still Beating
  7. Sister
  8. Dreams From Yesterday
  9. A Wolf Who Wears Sheeps Clothes
  10. One More Love Song
  11. On The Level
  12. Moonlight On The River
  13. Watching Him Fade Away

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“His songs always make me cry”. Così Agnes DeMarco a Pitchfork parlando di suo figlio Mac. Stessa espressione, stessi occhi azzurri e un legame profondissimo rafforzato dall’asprezza di essere una madre single. Del padre, Mac non ha nemmeno il cognome, fu Agnes a decidere questo dopo l’ennesimo versamento di mantenimento a vuoto. Ma il rancore è un sentimento che non appartiene al songritwer canadese che, nella stessa intervista, afferma “I have a strange relationship with my dad. He’s kind of a piece of shit. But he’s my dad, so god bless him”. Un atteggiamento del genere racchiude una sorta di riconciliazione col passato, un passaggio ad punto di vista diverso e una conseguente decisa virata verso una maturità prima personale e, a seguire, artistica.

Mac Demarco (la versione meno sghemba degli ultimi anni) esplicita tutto ciò con il suo nuovo album This Old Dog. Compiendo un tuffo carpiato nel suo futuro da artista, decide di lasciarsi (forse) definitivamente alle spalle l’etichetta di slacker (o addirittura goofball) buontempone per parlarci apertamente di quanto nei suoi primi 28 anni l’amore sia stato il punto d’arrivo di ogni esperienza.
Se questo intento era già presente in Another One, ora viene esplicitato in maniera più diretta: smontando l’immaginario elettronico in favore di scelte unplugged e synth DeMarco arriva ad un sound tanto caldo ed embrionale quanto sornione ed inaspettatamente ‘italiano’ (“This is my acoustic album, but it’s not really an acoustic album at all. That’s just what it feels like, mostly. I’m Italian, so I guess this is an Italian rock record.”).  

Anche la struttura di This Old Dog raggiunge per certi versi una complessità forse mai toccata prima, un concept che si muove sottotraccia non apprezzabile nemmeno nello splendido Salad Days e solo fiutato nel già citato Another One fa da fil rouge ad uno scanzonato racconto del reale.
La confidenza con cui viene narrata pressoché ogni cosa in This Old Dog è la stessa che DeMarco ama avere con i suoi fans, rifuggendo da sempre il cliché della rockstar irraggiungibile a favore di una normalità consapevole. Come anche il suo collega e quasi coetaneo Ryley Walker, che ha più volte affermato “I’m not interested in being a star”, anche il canadese proietta nel futuro le proprie istanze di popolarità con una consapevolezza estremamente lucida e, forse, lievemente scaramantica.

L’amore dunque, tangibile e necessario anche quando racchiude sentimenti come mancanza, separazione e angoscia ma visto sempre come terapia esistenziale sia per il presente che per il futuro. Non è un caso che nel disco della mutazione di Mac DeMarco trovino spazio i profili degli affetti più cari come la già citata madre Agnes (One Another), il padre (This Old Dog, Watching Him Fade Away), la sorellastra Holly (Sister) e la storica compagna Kiera, tutti consacrati da un’aura rétro avvolgente e languida. Anche dal punto di vista testuale è impossibile non constatare una maggiore attenzione e riflessività per tutto ciò che davanti agli occhi vive e si spegne (on more than meets the eyes direbbe qualcuno). Esplicativa ed essenziale, a tal proposito, è la prima strofa dell’opening track che recita ‘Look in the mirror, who do you see? Someone familiar but surely not me’. Se il primo passo verso il cambiamento parte dall’osservazione di se stessi, Mac DeMarco è già perfettamente dentro questo processo.

Nonostante sia il terzo (o il quinto, a seconda dei punti di vista) album della propria carriera, This Old Dog ha il sapore di una mirabolante opera prima poiché di essa reca un complessa e corposa vis narrativa. Allo stesso tempo si configura come una monumentale inversione di tendenza, iconoclasta (Pitchfork) e meno incentrata sul Mac macchietta in ego-trip quanto più su un DeMarco primus inter pares.

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