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EX EYE – EX EYE

2017 - Relapse Records
avantgarde metal

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Tracklist

1. Xenolith: The Anvil
2. Opposition/Perihelion; The Coil
3. Anaitis Hymnal; The Akrose Disc
4. Form Constant; The Grid


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L’introduzione sui supergruppi me la sono già giocata, quella sul fatto che da queste parti determinati musicisti non se li caghi nessuno pure, dunque andiamo dritti al punto: gli EX EYE sono la nuova badass experience di Colin Stetson, mr. killer sax scorticante, capace di prodezze che vanno dal reggere la melodia agli Arcade Fire a fornirci un disco figlio di Aphex Twin, Greg Fox, compagno in armi/estetica del folle Hunter-Hunt Hendrix nei devastanti über-blacksters Liturgy, Shahazad Ismaily, partner in crime di Marc Ribot nei suoi Cani di Ceramica nonché membro jolly dei Secret Chiefs 3 e dal chitarrista Toby Summerfield, meno conosciuto ma non meno importante/possente/devastante.

Questa allegra compagine di pesi massimi decide, di punto in bianco, di unire le forze per far tremare le pareti di chiunque abbia palle a sufficienza per mettere su il loro primo disco omonimo. Per farlo si avvalgono, giustamente, del “tetto” di casa Relapse, che già ha offerto riparo ai peggio delinquenti dell’estrema violenza in musica.

La formula di “EX EYE”, disco tutt’altro che semplice ma non impossibile se siete avvezzi a questa gentaglia, è chiara: quattro brani dal minutaggio folle e intercorsi da cambi di rotta ad ogni piè sospinto. Ci vuol dunque pazienza, che di norma nel 2017 manca ai più, e tanto simpatico sangue rovente per approcciarsi a questo gioiellino. Chi però si aspetta un album da “lato oscuro”, dovrà ricredersi davanti alla sua luminosa violenza ma, volendo, potrà accompagnarne l’ascolto con un bel po’ di “sex magick” a là Aleister Crowley, che male non fa.

Detto questo Opposition/Perihelion; The Coil (sì i titoli sono assurdi) ci dona una road map chiara della situazione: mostruosi incastri del black tanto caro a Fox, fatto di burst più che di blast, dai connotati ultra epici, come fossero degli Emperor robotici e giganteschi, per intenderci, in cui il sax trova la sua misura melodica in atroci staffilettate tra eros e thanatos in andature sghembe con i nostri a tirare e mollare tempi a velocità smodata buttandoci in un labirinto elettrico fatto di improv a colpi d’ascia.

Niente a che vedere con la corta Xenolith; The Anvil, uptempo metal tiratissimo che gioca la carta della luce di un paradiso in discesa sulla Terra a rotta di collo, pronta all’impatto. Anaitis Hymnal; The Arkose Disc è orrore tensivo in cui i synth di Ismaily mostrano tendini come cavi d’acciaio e il sax si trasforma in un violoncello proveniente dal più oscuro degli universi paralleli, che ben presto si piega inesorabile ad un black metal che profuma di Norvegia, a perdersi nel nulla. La conclusiva Form Constant; The Grid mostra parecchie similitudini con l’ultimo lavoro in solitaria di Stetson (ma anche coi Liturgy a dirla tutta), ed è di una bellezza sconcertante: la trama melodica intarsiata dalla chitarra, accompagnata mano nella mano da batteria e synth a batter riff di piombo, arriva da altri mondi distanti. 

Chiudo in fretta, ma non frettolosamente. “EX EYE”, frutto della comunione di quattro menti che nell’obliqua maniera han forgiato il proprio spirito, è quanto di meglio si possa chiedere dall’avanguardia “metallica” di questi anni. Una piccole ed inestimabile perla per gli amanti dell’obliquità colata nel metallo più oscuro.

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