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INVSN – The Beautiful Stories

2017 - Woah Dad! / Dine Alone Records
post punk

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Tracklist

1. Love's Like A Drug
2. I Dreamt Music
3. Immer Zu
4. The Distance
5. Deconstruct Hits
6. Bom Bom
7. This Constant War


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Dopo la prima, prematura “morte” dei Refused il caro Denis Lyxzén non se n’è rimasto con le mani in mano ed ha continuato a spargere nell’etere la sua voce, spogliata ma non dimentica delle abrasioni della band che ha scosso le basi del punk in tutto il mondo. Da un lato The (International) Noise Conspirancy si sono guadagnati la fama e l’attenzione di radio, televisioni sino ad arrivare dapprima alla corte di Brett Gurewitz e in seguito a quella di Rick Rubin. Dall’altro, quello più in ombra, della Lost Patrol Band che presto cambia nome in Invasionen per adottare, dal 2013 in poi, il monicker INVSN.

Oggi che i Refused sono tornati più in forma che mai e hanno incluso tante delle influenze che Lyxzén ha tenuto buone per i suoi progetti “collaterali”, il cantante non sembra comunque accontentarsi. Così la band formata dai migliori “virgulti” del punk svedese (e non solo, se contiamo che il chitarrista Anders Stenberg è parte della band di Lykke Li) se ne torna, a 4 anni di distanza dall’album omonimo, con un nuovo piccolo gioiello intitolato “The Beautiful Stories” e ci troviamo dinnanzi ad un nomen omen.

Dell’aggressività propria di Denis non vi è traccia alcuna, al suo posto troviamo un’infatuazione trascendentale per il post-punk e l’accuratezza del pop di matrice ottantiana senza se e senza ma, portata in palmo di mano dalla voce del cantante di Umeå e da quella di Christina Karlsson che assieme creano un duo a dir poco esplosivo. Numi tutelari del lavoro? Tra i più evidenti, e penso di non sbagliare di molto, svettano i Killing Joke e i Sister Of Mercy senza dimenticare alcuni sprazzi, seppur più radi, dei The Birthday Party. Tutto modo il lavoro non è affatto derivativo. Se però vi aspettate un lavoro totalmente privo di muscoli dovrete ricredervi.

Love’s Like A Drug è tensione esplosiva con tanto di synth baluginanti, robuste ritmiche da discoteca labirinto e chitarre adamantine. Immer Zu è una bella sberla sul confine di una terra disco-punk dalle tinte tutt’altro che fosche con Lyxzén a sibilare tra i denti il feroce refrain. La crepuscolare The Distance è velluto nero tra le pieghe della notte, coi Sister al proprio fianco, lanciati su una strada di cristallo intagliata da chitarre morbide ed ascendenti. A richiamare le origini più punk, tra incursioni indie e scudisciate a sei corde, arriva la tirata This Constant War e a farle da contraltare rugginoso c’è l’insidiosa Bom Bom che gioca al gatto col topo con silenzi ed esplosioni di “rumore”. Strapperebbe più di un sorriso a Jaz Coleman (e magari anche a Lydia Lunch) la rabbia pop/industriale di Deconstruct Hits esattamente come il monolite post-punk di I Dreamt Music, brano scuoticulo mica da ridere che strizza l’occhio nientemeno che ai Joy Division.

Le “bellissime storie” che ci raccontano gli INVSN non sono affatto nuove, hanno origini distanti nel tempo, ma fotografano perfettamente l’amore per un’emotività niente affatto lontana che, radicata così a fondo nell’anima di ogni singolo musicista ivi coinvolto, è in grado di tramutare la neve in carbone e viceversa, prendendo a pugni il cuore e inzuppandolo in una bellezza retrò che oggi imperversa ma che non tutti sono in grado di addomesticare.

A parte questi simpatici svedesi qui. Assolutamente sconsigliato ad un fan medio dei Refused, quelli che hanno osteggiato e criticato “Freedom”, per intenderci.

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