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Queens Of The Stone Age – Villains

2017 - Matador
rock / alternative

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Tracklist

1. Feet Don’t Fail Me
2. The Way You Used to Do
3. Domesticated Animals
4. Fortress
5. Head Like a Haunted House
6. Un-Reborn Again
7. Hideaway
8. The Evil Has Landed
9. Villains of Circumstance


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A distanza di 4 anni dall’uscita di “…Like Clockwork” i Queens Of The Stone Age tornano finalmente a far parlare di sé. Il ventennio di carriera ormai superato dalla band, e la stanchezza che ne potrebbe conseguire, non sembrano rappresentare un motivo di abbattimento per tutti i suoi componenti, a partire dal consueto timoniere, l’avvenente Josh Homme, per il quale il tempo sembra davvero proseguire a ritroso.

Villains”, settima fatica discografica, conferma i Queens Of The Stone Age come una delle realtà più interessanti e solide in circolazione. Non che ce ne fosse bisogno d’altronde, chi segue la band sa per certo che ogni loro lavoro è stato ampiamente ricoperto di apprezzamenti sia dai fans che dalla critica, ma in questo nuovo album appare netto un cambio di direzione e direttive nel sound. Certamente, una buona fetta di questa virata è da attribuire all’approdo di un produttore pop come Marc Ronson (in passato al fianco di artisti del calibro di Lady Gaga, Amy Winehouse, Coldplay, Duran Duran…) che ha ingentilito non poco suoni ed atmosfere, ma è altrettanto importante sottolineare la voglia di Homme e soci di spianarsi una strada nuova e ridefinire il proprio sound in una forma più accessibile.

Villains” si apre con Feet Don’t Fail Me, un brano che evidenzia fin da subito quanto detto sopra: se i Franz Ferdinand improvvisassero qualcosa sullo stile dei Queens Of The Stone Age e viceversa verrebbe fuori roba del genere, si fonderebbero le sonorità tipiche dei due gruppi presi esame, facendone emergere pregi e difetti. Un altro step da menzionare è senz’altro Domesticated Animals, le cui cadenze si rifanno alla maestosità di dischi come “Era Vulgaris”: c’è il ritmo, la frenesia e il solito vocione caldo di Homme a fare da cornice. Calano le aspettative con Fortress, un brano essenzialmente pop-rock dall’incedere lento e solenne, che richiama vagamente le ambientazioni di “Lullabies To Paralyse” e che estremizza aspetti che nei lavori precedenti erano solamente – e a ragione – abbozzati.

Head Like A Haunted House è invece un riuscito rock’n’roll sadico e senza mezzi termini, uno di quei brani della durata di poco più di tre minuti in cui chitarrone graffianti si mischiano a quel ciuffone alla Elvis Presley che spesso ricorre nello stile del leader della band, come nel video del singolo apripista The Way You Used To, che con il suo riff micidiale è uno degli episodi in cui si fondono al meglio la nuova anima pop della band con la sua attitudine più tradizionale. Uno degli esperimenti più riusciti di “Villains” è però The Evil Has Landed, ultimo singolo fin qui estratto: è l’ennesima prova di come la band californiana abbia cercato di avvicinarsi ad orizzonti ancora scarsamente esplorati (le sonorità in stile Led Zeppelin qui sono palesi) e di come i risultati siano davvero apprezzabili.

Ad oggi i Queens Of The Stone Age, come già detto, rappresentano una realtà musicale tra le più importanti nel panorama rock mainstream, forte di migliaia di live, diverse nomination ai Grammy Awards e collaborazioni spaziali, tra cui quelle con gli storici amici Mark Lanegan e Dave Grohl o, più recentemente, con Iggy Pop, con il quale Josh Homme ha lavorato alla produzione dell’ultimo album “Post Pop Depression”, accompagnandolo poi nel relativo tour di supporto.

Villains” è però il primo capitolo della loro discografia in cui non appare alcuna collaborazione di spicco, come a voler gestire in piena autonomia un cambio di rotta che potrebbe rivelarsi fondamentale nel prosieguo di una carriera che, a vent’anni dagli esordi, ci ha insegnato ad identificare Josh Homme e soci come dei novelli Re Mida in grado di farci comunque apprezzare – nonostante i forti dubbi per una produzione fin troppo pulita e cristallina – qualsiasi nuova direzione decidano di seguire ed intrufolarsi nel cuore di chi ascolta.

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