1. Indigo Illusion
2. Sapphire
3. So Numb
4. Fernbeds
5. Salts
6. Way Out
7. Secondary Arrows
8. Sleep Well
9. Wind Up
Era difficile catalogare i Sannhet con il precedente “Revisionist”, ed è ancora più difficile farlo oggi, con il nuovissimo “So Numb”, in cui la loro miscela esplosiva e selvaggia di black metal, post, noise e shoegaze si è fatta ancora più elaborata, complessa, misurata e armonica, ma non per questo meno affascinante e coinvolgente.
Il trio di Brooklyn, che nel frattempo è sbarcato su Profound Lore e ha scelto di affidarsi alle mani di uno come Peter Katis (Interpol, Mercury Rev, The National…), con il terzo passo della propria discografia sceglie di tracciare un solco spesso e pesante tra il mare e l’oceano, tra le miriadi di visioni artistiche altre e il proprio personalissimo e inimitabile approccio alla materia. Quello dei Sannhet è un rapporto costante con un universo emotivo tormentato, che non ha bisogno di parole per essere vissuto.
La definizione di “strumentale” è dunque puramente formale: i nove capitoli di “So Numb” utilizzano a pieno tutto l’arsenale della band, che gioca costantemente con ritmo, melodia, atmosfera e creatività, mettendo in scena il racconto dettagliato di un continuo saliscendi tra i flutti dello spirito, una rappresentazione contrastante ma alla fine unitaria e concreta di un’identità stratificata.
È un lavoro energico e movimentato, che si pone in perfetta antitesi con l’attitudine più tipica del post-metal, spesso adagiato su di una passività languida, in cui le emozioni guadagnano terreno a poco a poco. Qui invece il piano emotivo travalica spesso il difficile equilibrio tra testa e cuore: le melodie, dolorose e dissocianti, che già erano il segno tangibile del talento dei Sannhet nei due precedenti lavori, vengono estremizzate in tutti i brani, regalando ad ognuno uno svolgimento ed un climax diverso, ora più onirico e intangibile, ora più crudo e viscerale.
Non ci sono sostanzialmente momenti di stasi in “So Numb”, ed è bello ammirare come elementi ed influenze diverse si fondano in un ensemble che suona estremamente compatto: è così in Sapphire, dove riff eterei trovano un naturale sbocco in uno dei momenti del disco in cui il black assume il carattere predominante (come nella title-track, vero esempio di cosa dovrebbe essere il blackgaze oggi), o ancora in Way Out o Indigo Illusions, con la prima che esplora e conquista il mondo dei blastbeats, mentre la seconda lavora ai fianchi una bellissima miscela di noise e shoegaze.
Rispetto al passato i Sannhet si dimostrano spesso più riflessivi, rallentando i ritmi e pensando alle idee piuttosto che all’urgenza di sparare. Salts, Secondary Arrow e la lunghissima Fernbeds sono in questo senso importanti picchi emozionali, che da un lato esaltano la capacità compositiva della band, perfettamente a suo agio anche senza il piede sull’acceleratore, dall’altro consentono un’esplorazione completa e sensibile dello spettro emotivo. “So Numb” sa regalare infatti momenti di piena tristezza e di rassegnazione, ma anche di speranza, consapevolezza, fiducia e perfino il conclusivo noise-ambient di Wind Up ne è un momento fondamentale.
Difficili da etichettare, ma meravigliosi da scoprire, i Sannhet devono essere un punto di riferimento per chi cerca di capire come la musica possa raccontare tutte le emozioni di una vita senza usare le parole.