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Brand New – Science Fiction

2017 - Procrastinate! Music Traitors
emo / rock / indie

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Tracklist

  1. Lit Me Up
  2. Can't Get It Out
  3. Waste
  4. Could Never Be Heaven
  5. Same Logic / Teeth
  6. 137
  7. Out Of Mana
  8. In The Water
  9. Desert
  10. No Control
  11. 451
  12. Batter Up

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Tanta tanta attesa per questo nuovo – e parrebbe pure ultimo – disco dei Brand New, lavoro che arriva ad un lustro e mezzo circa dal precedessore “Daisy“. Prima però di entrare nel merito, tenuto poi conto che potremmo parlare per l’ultima volta di un album di inediti della formazione newyorkese, ripercorriamone velocemente la discografia.

Anno 2001: esordio con “Your Favourite Weapon“, dischetto a base di power punk lineare e molto molto scorrevole, pure troppo. Rieccoli nel 2003 con “Deja Entendu“, sophomore da ricordare quasi unicamente per una prima timida migrazione sonora verso un pop/punk più peculiare ed ambizioso, transizione ahi loro fuori centro e dunque serenamente ignorabile.

A questo punto della carriera, dopo due album fondamentalmente nè carne nè pesce finiscono pressochè di default nella mia personale cartella “dimenticabili”, liberi di essere confusi con i Brand New Heavies. Però – ecco “la congiunzione avversativa con valore analogo a ma, di cui è d’uso meno frequente avendo senso più decisamente avversativo” ad introdurre il colpo di scena -, a novembre 2006 ecco il disco, o meglio la bomba, dal titolo “The Devil And God Are Raging Inside Me“, un granitico blocco di emo-core, perfetto mix di elettricità, suono compatto e melodia da urlare a squarcia-ugola. Questo è l’album della svolta, un disco che sposta, per quanto mi riguarda sorprendentemente, molto in alto l’asticella con conseguenti ed annessi pro (fama, considerazione) e contro (aspettative).

Dopo questo meraviglioso fulmine a ciel sereno, passano altri 3 anni ed arriva “Daisy“, album coraggioso e di fondo gradevole, anche se non entusiasma più di tanto. Jesse Lacey e soci paiono cioè combattuti tra il proseguire sul sentiero tracciato 3 anni or sono, oppure cambiare nettamente rotta per virare verso altri lidi sonori. Ma è una transizione parziale, poco convinta e/o condivisa, incertezza che porta il disco a posizionarsi a metà del guado, in una location conveniente solo in determinanti ambienti, non certo in musica o in altra forma artistica. Non pare quindi un caso che al 2009 seguano anni di silenzio pressoché totale, a parte qualche apparizione qua e là di Lacey, fino all’annuncio tanto inaspettato quanto amaro dell’inizio scorsa estate: ossia ultima tourneè, disco d’addio entro il 2017 – 2018 ed addirittura maglietta commemorativa.

Torniamo dunque ai giorni nostri ed ecco l’attesisissimo ed oramai quasi mitologico “Science Fiction“, lavoro che vede i Brand New ripartire da “Daisy” ma nella sua porzione/visione più sperimentale, con un brutale e netto abbandono delle sonorità di “The Devil and God Are Raging Inside Me“, per avventurarsi in territori prettamente alternative rock con addirittura venature indie. La scommessa per quanto mi riguarda può essere considerata vinta, certo non stravinta, ma il giudizio complessivo di questo lavoro è ampiamente positivo, grazie a 12 tracce dalle sonorità eterogenee ma coerenti, ben bilanciate e che, nonostante un impatto immediatamente facile ed orecchiabile, necessitano di più ascolti per essere assimilate ed apprezzate davvero a fondo. Degno di particolare menzione il lavoro dello storico produttore Mike Sapone, in grado di detergere il suono senza arrecare danno al ph di ogni pezzo, evitando da un lato di sovraccaricare i pezzi migliori, dall’altro riuscendo ad abbellire con trucco e parrucco i pochi più debolucci.

Giusto per approfondire un minimo l’analisi di “Science Fiction e non limitarsi così ad un mero volo in alta quota, mi sento di indicare come pezzi top l’iniziale Lit Me Up, minimal, cupa ed ipnotica, la millencoliniana Out Of Mana, l’elegante e classic rock di In The Water, l’hard rock di 451 ed infine la meravigliosa traccia conclusiva Batter Up, un sorprendente indie folk da lacrime e singulti. 

Nella categoria middle – tenuto conto che di bottom onestamente non si può parlare – alias pezzi meno riusciti ma comunque alla fin fine piacevoli/ascoltabili, mi permetto di inserire la veloce/ritmata ma scorrevole come pioggerellina sul k-way Can’t Get It Out, Same Logic/Teeth (che senza quel riffone ampio e malinconico sarebbe così così) e No Control, radiofonicissimo mix up tra Nirvana e Liquido, apprezzabile più per il coraggio che per l’esito.

Un disco come questo rischia di dividere in maniera piuttosto netta le acque. Non ci sono mezze misure, nella mente dei fans “Science Fiction” è un capolavoro oppure un oggetto da dimenticare quanto prima. Per quanto mi riguarda non è certamente un disco da obliare, anzi al contrario lo reputo un buonissimo lavoro e questo nonostante un persistente retrogusto amarognolo determinato sia dal suo essere un dead band playing, sia per quel che poteva essere se solo si fosse azzardato, paradossalmente, un filino di meno.

Un bicchiere quindi pieno a tre quarti, quantitativo più che sufficiente per farsi una bella e soddisfacente bevuta a base di Brand New. Certo, qualche bollicina in più non avrebbe guastato. Ma sarà per il prossimo disco. Forse. Perché comunque sia, “tante volta la vita ti dimostra che una storia non è bella perchè finisce bene, ma proprio perchè finisce” (cit.)

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