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Metz – Strange Peace

2017 - Sub Pop
noise rock

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Tracklist

1. Mess Of Wires
2. Drained Lake
3. Cellophane
4. Caterpillar
5. Lost In The Blank City
6. Mr. Plague
7. Sink
8. Common trash
9. Escalator Teeth
10. Dig A Hole
11. Raw Materials


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Arriva un momento in cui l’urgenza dell’essere “punk” si tramuta in qualcosa di diverso. Diverso sì, ma non meno feroce. Questo particolare tipo di cambiamento è toccato anche ai canadesi Metz. Dopo due album taglienti come rasoi estremamente affilati in cui hanno dimostrato una propensione alla materia post-hardcore di altissimo livello, soprattutto con il precedente “II”, tornano a far bollire il sangue con il loro nuovo “Strange Peace” e il passo verso il noise rock più putrido è bell’e che servito.

E quando si parla di noise, e di rock, e di tutte e due i generi assieme non può che essere coinvolto quello sciamannato di Steve Albini. Il trio difatti si rimette nelle sue sapienti mani per far bruciare ancor di più gli 11 brani che vanno a formare la loro terza fatica in studio. Sembrano ormai lontani gli assalti frontali del recente passato, sacrificati per cominciare, pugilisticamente parlando, a lavorare ai fianchi coloro che hanno l’ardire di piazzare il disco in cuffia.

Meno velocità, quindi, più (dis)grazia. Meno diretti in pieno volto, più sensazioni vicine ai Les Savy Fav e, ovviamente, agli Shellac. I primi tre singoli estratti dettano la via: l’ossessiva Mess Of Wires manda ai matti tanto è circolare il suo incedere claustrofobico, Drained Lake è orrore punk in senso più che stretto e i super catchy cori di Cellophane mostra i nostri come fossero una versione berserk dei Blur. Ed è solo l’inizio. Presente all’appello anche una massiccia dose di post punk marcescente e super-heavy da stendere un mammuth su due piedi che fa capolino nella mattonata Lost In The Blank City, distruttivo movimento che porta il tutto alla corte tanto dei Goat che dei Jesus Lizard, giusto per darvi l’idea di quanto male faccia.

Che la band se ne sbatta il cazzo di portare in una sola direzione un disco è vieppiù ovvio quindi non stupisce se in mezzo a tanti stomp se ne arriva tranquilla tranquilla Mr. Plague, una bella sberlona sludge-punk dal basso elefantino che se la giostra tra suoni strabordanti e mangiacuore, anche se a stupire più di tutto è la nenia melodica che spunta nella straniante Sink, che stranisce me più di tutti perché continua a tornarmi in mente lo spettro di Albarn sulle melodie vocali che si destreggiano tra suoni industriali e portatori di una bella secchiata di sgomento. C’è posto anche per una bella digressione della materia rock’n’roll opportunamente imbrattata di merda e sangue? Certo che sì e fa il paio in Dig A Hole ed Escalator Teeth, veloci, stronze e brutali nella loro sommaria leggerezza, mentre ben poco leggera ma non meno fucking r’n’r è la conclusiva Raw Materials che riserva una bella sorpresa sotto forma di arpeggio melodico in coda al brano.

C’è da farsi l’abitudine alla nuova veste dei Metz, mi rivolgo soprattutto ai fan della prima ora. Ciò che è stato prima è annegato altrove e si è trasformato definitivamente in altro, non meno pesante ma sicuramente diverso, forse un attimo meno interessante dal punto di vista dello stupore.

Strange Peace” non è un disco facile da digerire (nemmeno gli altri due, se è per questo) e necessita di parecchi Alka Seltzer per andare a fondo ma è un male necessario per godere della malignità rinnovata di questi tre matti canadesi.

 

 

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