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GODSPEED YOU! BLACK EMPEROR: il post-rock 23 anni dopo

Potremmo andare avanti ore o addirittura giorni a cercare di dare un senso ad un termine che ha caratterizzato la scena indie rock della seconda metà degli anni 90. Eppure ci sarà sempre qualcuno che bollerà erroneamente come post-rock “le chitarre con i delay e i riverberi”. Band come gli Explosion In The Sky (ed epigoni vari) che hanno sicuramente perfezionato questa  formula si sono successivamente poi limitati nel riproporla alla nausea arrivando ad un risultato che è l’esatto opposto a quello che il termine post dovrebbe suggerisce: andare oltre, progredire.

D’altra parte abbiamo, fortunatamente, entità come i Mogwai, che incarnano questa attitudine alla perfezione: mai un disco uguale ad un altro e una ricerca di influenze e idee sempre nuova. Su di un binario parallelo (per rimanere in tema di treni, a loro tanto cari) viaggiano invece i canadesi Godspeed You! Black Emperor, collettivo francofono del Quebec che rappresenta da sempre una costellazione a parte nella scena rock.

Godspeed You! Black Emperor

Sin dagli esordi, nel lontano 1994, la band di Efrim Menuck e Mike Moya si è distinta per una un’attitudine ribelle ed anarchica e per l’avversione verso qualsiasi forma commerciale e consumistica. La scelta stessa di avere una formazione a nove elementi, comprendente fiati ed archi li allontana infatti dalla concezione rock classica, permettendo di inglobare nel loro suono influenze che vanno da compositori classici quali Gorecki fino ad arrivare alla ambient pura.

E sono propio queste le caratteristicche che resero il loro esordio “F# A# ∞un fulmine a ciel sereno. Utilizzando scelte tecniche prese in prestito da una certa musica industriale, come l’utilizzo di tape loops, samples vocali e di ambiente e locked grooves (da qui il significato del simbolo dell’infinito nel titolo), i canadesi danno vita ad uno dei primi esempi di rock cinematografico strumentale. Talmente cinematografico che Danny Boyle utilizzerà la loro East Hastings nel suo film 28 Giorni Dopo.

Partendo da una strumentazione ed un suono tipicamente rock, il lavoro descrive un lunghissimo viaggio visivo e sensoriale in cui ogni brano è diviso in movimenti, come nelle grandi sinfonie classiche. Non è un caso infatti che nel successivo EP “Slow Riot For New Zero Kanada” sia presente nel brano Moya una rielaborazione della Sinfonia N° 3 di Henryk Górecki.

Il successivo “Lift Your Skinny Fists Like Antennas To Heaven”, è un doppio LP di quattro lunghissimi momenti le cui strutture sono descritte esaustivamente all’interno del booklet, quasi a ribadire che la loro musica è costruita su di un montaggio sonoro di parti narrative più simile appunto ad un film che ad un brano rock. Momenti di tensione estrema che esplodono in aperture liberatorie, in un saliscendi di emozioni che raggiungono il loro apice nelle esibizioni dal vivo, in cui le curatissime proiezioni video completano la parte musicale.

Qualcosa però accade con l’uscita nel 2002 di “Yanqui U.X.O.” Non solo cambia il moniker da GYBE! In GY!BE, ma cambia anche il loro suono. Il disco, prodotto da Steve Albini  ci presenta una band diversa, che spoglia il proprio suono quasi totalmente da ogni orpello ambient (come l’uso di field recordings) e sinfonico (non ci sono più le suddivisioni in movimenti), in favore di un approccio più grezzo, arrabbiato ed epico.

Sono gli anni del 9\11, della Guerra in Iraq e dei governi Bush, tutte esperienze che influiranno non poco sul suono e sull’attitudine della band, che decide di cessare ogni attività musicale e concentrarsi su altri progetti paralleli come i grandiosi Silver Mt Zion. Qualche mese prima, durante il tour del 2003 negli States, un dipendente di una stazione di servizio chiamò le autorità scambiandoli per terroristi. Successivamente, nonostante le loro aperte posizioni antigovernative e il ritrovamento di fotografie sospette di barili di petrolio e antenne di trasmissione (probabilmente materiale grafico per i loro live) l’FBI li rilasciò per mancanza di prove.

Le voci secondo la quale la pausa sarebbe durata per tutto il periodo della amministrazione Bush non son mai state ufficialmente confermate né smentite, ma se due indizi fanno una prova il ritorno sulle scene nel 2010 non sembrerebbe affatto un caso.

La band presenta il suo come-back ritrovando il fido Mike Moya in formazione, prima sul versante live per poi annunciare, del tutto inaspettatamente e a solamente due settimane prima dell’uscita, il nuovo lavoro. “Allelujah! Don’t Bend! Ascend!, in cui troviamo due tracce di pura drone music e due lunghi brani. Il disco verrà scritto arrangiando idee sparse sviluppate durante i live con un suono più aggressivo e più sporco rispetto al passato.

Il successivo “Asunder, Sweet and Other Distress del 2015 non si allontanerà di molto, risultando se possibile ancor più oscuro e violento, mescolando la parte più rock a quella più puramente drone. A partire dal 2012 di fatto la band non si fermerà praticamente mai, dichiarando di non voler mai più rilasciare interviste e portando in giro una tra le migliori esperienze live della carriera, virando su di un suono ancora più apocalittico e criptico che in passato.

Per chi scrive i Godspeed You! Black Emperor rappresentano insieme a pochi altri (Tortoise e Slint su tutti) l’esempio ultimo e più fulgido del rock che ha deciso di guardare oltre per diventare veicolo di narrazione ed espressione a 360 gradi.

Pur non avendo più la freschezza degli esordi ed adagiandosi su di un terreno sicuro, l’importanza di ciò che hanno prodotto è innegabile, e la storia li ricorderà senza dimenticare.

“I beheld, and, lo, there was no man,

And all the birds of the heavens were fled.”

Jer 4:23–27


Vi ricordiamo inoltre che la band sarà in Italia ad ottobre per ben due date in occasione del Romaeuropa Festival al fianco della compagnia teatrale The Holy Body Tattoo. Di seguito i dettagli:

Monumental with Godspeed You! Black Emperor

13-14 ottobre 2017 – RomaEuropa Festival
Auditorium della Conciliazione – Roma

Info e biglietti

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