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Iron & Wine – Beast Epic

2017 - Sub Pop
folk / songwriting

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Tracklist

  1. Claim Your Ghost
  2. Thomas County Law
  3. Bitter Truth
  4. Song in Stone
  5. Summer Clouds
  6. Call It Dreaming
  7. About A Bruise
  8. Last Night
  9. Right for Sky
  10. The Truest Stars We Know
  11. Our Light Miles

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“It’s a warm and serendipitous time to be reuniting with my Seattle friends because I feel there’s a certain kinship between this new collection of songs and my earliest material, which Sub Pop was kind enough to release”.

Così Samuel Ervin Beam confessava qualche tempo fa sul sito ufficiale della Sub Pop Records parlando di “Beast Epic“, il suo sesto lavoro in studio. Il ritorno alla prestigiosa etichetta di Washington (dopo “Around The Well” c’è stata infatti una parentesi durata circa otto anni) segna una cesura importante nella carriera di Iron & Wine e un flashback alle atmosfere primordiali dell’artista della Carolina del Sud.

Come lui stesso ancora tiene a ribadire su Sub Pop, “Beast Epic” suona come un lavoro capitale all’interno della carriera di qualsiasi artista, un momento in cui guardarsi indietro e tirare le somme di ciò che è stato fatto sinora: “I have been and always will be fascinated by the way time asserts itself on our bodies and our hearts. The ferris wheel keeps spinning and we’re constantly approaching, leaving or returning to something totally unexpected or startlingly familiar. The rite of passage is an image I’ve returned to often because I feel we’re all constantly in some stage of transition.  Beast Epic is saturated with this idea but in a different way simply because each time I return to the theme I’ve collected new experiences to draw from”.

Scevro di quei richiami 70s di “Our Endless Numbered Days” o di quell’accennato sperimentalismo di “Kiss Each Other Clean“, tanto vicino e tanto lontano dal capolavoro “The Shepher’s Dog“,  “Beast Epic” suona molto più simile al precedente “Sing Into my Mouth” dove la rilettura ad opera di  Sam Bean e Ben Bridwell di brani altrui aveva generato una sorta di devozione all’americana nei confronti dell’esistente, focalizzandosi su un’attenta osservazione dei particolari. Qui avviene ancora una volta un’opera di indagine empirica sull’essere umano come bestia pensante. L’afflato vitale parte al primo play: è il respiro di Beam in Claim Your Ghost.

La vita dunque, vista sotto la lente dell’esperienza e della presenza di Dio e malinconicamente esacerbata nella sua fallacia: “By the end, we leave somewhere too long to ever wander back” (Summer Clouds), “Nothing makes silence like experience” (Bitter Truth), “And I know Jesus and his trophy wives are praying for the broken to be noticed. Save us all from what we want, beautiful and beaten back to life” (The Truest Stars We Know) sono versi significativi all’interno di un album che, se da un lato non offre grandi spunti di novità sul piano compositivo si configura come un diario di viaggio personalissimo, prezioso e americanissimo (quasi un omaggio alla propria terra) nell’incedere.

Iron & Wine decide di riportare tutto a casa, con eleganza ma senza stupire troppo. Un lungo viaggio è stato portato a termine ed è tempo di parlarne, di raccontare tutto quello che ha portato con se in un back to life teneramente agrodolce.

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