Impatto Sonoro
Menu

Recensioni

Iron Monkey – 9-13

2017 - Relapse Records
sludge

Ascolta

Acquista

Tracklist

1. Crown Of Electrodes
2. OmegaMangler
3. 9-13
4. Toadcrucifier - R.I.P.PER
5. Destroyer
6. Mortahex
7. The Rope
8. Doomsday Impulse Multiplier
9. Moreland St. Hammervortex


Web

Sito Ufficiale
Facebook

Sono passati troppi anni da “Our Problem”, diciannove per la precisione. In tutti questi anni sono molte le band che hanno tentato di ricoprire il ruolo di Re della Fogna che gli inglesi Iron Monkey hanno lasciato vacante causa lo scioglimento prematuro e la successiva morte dell’ugola infame che fu di John Paul Morrow.

Ad un certo punto i membri originali Jim Rushby e Steve Watson hanno deciso che era tempo di porre fine al silenzio filtrato dal rumore di tante band inadeguate a rendere onore alla loro sete di liquame e di riportare in vita l’antica bestia dormiente. Giusto il tempo di tirar su il batterista dei Chaos UK Brigga e comporre i nove, letali brani che vanno a comporre il nuovo urlo della scimmia “9-13” ed il gioco è fatto.

Un affronto letale e super hardcore ed impestato di sludge ad altissimo voltaggio (Crown Of Electrodes) apre il ritorno sulle scene della macchina spargiletame britannica e tutti noi tiriamo una gran boccata d’ossigeno saturo di morte e sudiciume. Tutto è come lo abbiamo lasciato quasi vent’anni fa, anche se i tre passano sotto la lente di una perizia esecutiva del tutto nuova – ricordatevi che anche i marcioni affinano la propria tecnica – che non va ad intaccare per nulla la dose di furia ed odio del trio, anzi. La voce mefistofelica di Rushby rende il giusto onore a JPM e le parole si fanno candeggina negli occhi completando il quadro.

Una tempesta di riff circolari affilati come lamette coperte di acido solforico (9-13, OmegaMangler), mazzate in punta di nocche pregne di sozzura crust (la disarmante Toadcrucifier – R.I.P.PER e la nomen omen Destroyer), mostruosità catacombali in perfetta sintonia con l’imminente fine del mondo (le paranoiche The Rope e Doomsday Impulse Multiplier) e tumefazioni brutal/doom/sludgecore imbottite di infamia (la finale Moreland St. Hammervortex è quanto di più osceno si possa sentire in giro oggi) fanno di questo album un manifesto all’odio tale che non troverebbe posto nemmeno nei sogni più bagnati del più orripilante dei serial killer.

Ergo lasciate pure da parte i vari fighetti a là Amenra et similia e lasciatevi assimilare nel vortice impietoso dei redivivi Iron Monkey. Non avrete di che pentirvene.

Piaciuto l'articolo? Diffondi il verbo!

Altre Recensioni