Talvin Singh è senzaltro il più alto esponente del genere transglobal se così vogliamo definire la musica con ascendenze asiatiche & dintorni, ma non solo e riesce ad imporsi a mio avviso come uno dei più grandi produttori di tutto il mercato elettro odierno. Il suo album d'esordio, “ok” per l'appunto, è uno dei più alti esempi di connubio riuscito tra culture e generi apparentemente distanti o meglio è la simbiosi perfetta tra un background profondo e millenario come può essere quello della musica tradizionale asiatica con i potenti mezzi della cultura psycho-estetica dell'elettronica contemporanea. Il suono sfugge e coinvolge al primo ascolto; la travolgente Traveller è un'ipnosi dilatata e dilatante che perfora l'orecchio in profondità andando a colpire quella zona dell'encefalo legata alla memoria, ai ricordi e alla voglia di perdersi in un mare di nostalgia. Le seguenti tracce percorrono un po' tutto l'immaginario sintetico dal breakbeat al drum'n'bass, sfiorando i temi cari al 4/4 per poi perdersi in un atmosfere + personali e meno sereotipate. Sia ben chiaro che di stereotipato in questo disco non vi è proprio niente e la prova più eclatante è la trascendentale Dissert point.mento.b, a mio parere una delle più belle tracce che abbia mai sentito… Comunque vi è poco da dire: Talvin Singh è uno di quegli artisti da scoprire ad ogni ascolto, di quelli da vivere sia con il cervello che con lo stomaco; la sua musicsa persuade le membra e le scompiglia come solo l'amore a volte riesce a fare e non ce niente che possa fermare la sua musica se non la fine stessa del cd, prechè interromperlo prima sarebbe un sacrilegio…
Buon ascolto