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Sparklehorse – Dreamt For Light Years In The Belly Of A Mountain

2006 - Capitol

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Tracklist

1. Don’t take my sunshine away
2. Getting it wrong
3. Shade and honey
4. See the light
5. Return to me
6. Some sweet day
7. Ghost in the sky
8. Mountains
9. Morning hollow
10. It’s not so hard
11. Knives of summertime
12. Dreamt for light years in the belly of a mountain

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Se si decide di avere a che fare con gli Sparklehorse bisogna abituarsi all’attesa, questa è la prima fondamentale regola che bisogna ricordare, anche se ciò significa fremere cinque lunghi anni. (lievemente interrotti solo da qualche partecipazione a dischi altrui o a progetti laterali)
Cinque lustri a consumare i dischi vecchi, ad osservare gli angoli di ogni canzone, a cercare impercettibili sfumature e a leggerne e ricantarne innumerevoli volte i testi.
Tutto questo in attesa dell’ennesimo grande album.
Esattamente ciò che questa volta Mark Linkous non ha deciso di darci.
Per capirci, la distanza fra questo disco ed i precedenti si sente e volte si rischia di rimanerci davvero male, e non perché le canzoni di “Dreamt” siano brutte o decisamente diverse dalle precedenti tanto da pensare a una mera operazione commerciale bensì perché le composizioni di questo cd sono esattamente ciò che la band ci aveva già dato ma private di quei brani davvero intensi ed originali di un tempo, come se per questo lavoro il leader Mark Linkous avesse deciso di scrivere brani molto semplici (e per lo più lenti) senza appesantirli con troppi suoni, cosa che invece avrebbe potuto renderli senz’altro migliori.
Per quando riguarda lo stile delle composizioni quindi ci troviamo davanti a delle canzoni che sanno totalmente di Sparklehorse, dalla prima all’ultima nota con tutte le caratteristiche dei precedenti lavori (da cui un paio provengono, anche se rimaneggiate): lentezza acustica, melodie calde e qualche sfuriata elettrica, il tutto però un po’ meno brillante del solito, solo una tacca sotto al resto.
Potremmo vedere questo album come una sorta di Sparklehorse da camera, in cui Linkous suona i suoi nuovi pezzi delicatamente, con poche pennellate sonore, come per non rovinare i tratti che fanno da contorno alla sua opera.
Nessun pezzo è da buttare ed ognuno possiede un qualcosa che rimane nelle orecchie o magari nel cuore, come la bella “Shade and honey” (un testo davvero notevole) o “Ghost in the sky” che fa parte dei brani ripescati dalle composizioni precedenti insieme a “Morning hollow”, lenta e dolce, come lento abbraccio o se vogliamo una piccola ninnananna.
Un disco che forse non ci aspettavamo così, forse dentro di noi il colpo è stato duro e ancora non riusciamo a crederci ma se ci facciamo caso stiamo già fischiettando qualcosa che assomiglia a questo brani, come se alcune note fossero rimaste dentro la nostra testa e avessero preso a girare piano, dalla testa al cuore e viceversa.
Ora non ci resta che sperare in qualche data in Italia, dal vivo gli Sparklehorse sanno dare davvero il meglio (posso garantire) ed in mezzo al vecchio repertorio questi nuovi brani sapranno trovare il loro spazio.

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