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Cappello A Cilindro – Per Non Rallentare

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Qual è la scala di valori con cui si misura la riuscita di un cd? Originalità , virtuosismo, orecchiabilità , profondità  dei testi, capacità  artistiche…???
Forse dipende dai generi, direte voi… Forse ognuno ha la sua… Io preferisco saltare queste soggettive unità  di misura perchè, a meno che non sia una pietra miliare della storia della musica mondiale (cioè come trovare un tartufo nero di 3 kg), nella maggior parte dei casi l’album è uno scatto fotografico, l’analisi artistica dell’ultimo periodo vissuto dalla band, l’elettroencefalogramma che ci conferma se il gruppo ha ancora qualcosa da dire oppure è già  avviato verso un triste declino. Sembra che Lester Bangs fosse in grado di poter dire, ascoltando un cd, in quanto tempo una band si sarebbe sciolta o avrebbe venduto la sua virtuosa anima rock in cambio di stravizi drogherecci o commerciali.
Non siamo certo su quei livelli. Non so come facesse lui, ma io da un po’ di tempo seguo il mio istinto. Cerco di ascoltare un cd svariate volte, sia prestandogli la dovuta attenzione che lasciandolo in sottofondo mentre perdo l’ennesima partita a Spider. Dopo un tot (numero variabilissimo) di ascolti faccio una x sull’unica domanda che merita una risposta:Il gruppo (o l’artista) ha fatto tutto ciò che era nelle sue umane possibilità  e facoltà  per rendere questo sottobicchiere di plastica specchiabile degno di essere ascoltato una seconda volta?

1.Sà¬
2.No

Come si fa a capire? Non è facile spiegare, innanzitutto perchè si dovrebbe trascendere da banali pregiudizi, preferenze per un determinato genere, simpatie o antipatie varie, facili snobismi figli di un fallimento musicale del recensore.
Bisognerebbe quindi calarsi nei panni di chi il cd l’ha fatto e chiedersi: ho fatto del mio meglio oppure no?
Secondo me, i Cappello a Cilindro l’hanno fatto. “Per non rallentare” è un album sinceramente riascoltabile, entrato con estrema scioltezza nella playlist del mio iPod, che si fa apprezzare in primis per la ricercata simpatia delle sue liriche (…e bravo Colandrea!) non chà© per la dimistichezza e versatilità  espressiva di ogni singolo musicista. Spesso sembra che facciano il verso a quel Capossela che faceva a sua volta il verso ad un certo Waits, con l’aggiunta di una dose massiccia di fiati. L’originalità  sta sicuramente nella limpidezza vocale del cantante a cui fa da controvoce la trasparenza espressiva con cui dialoga musicalmente il resto della band. In questo forse si dimostrano forse più figliocci degli Aretuska (e Roy Paci come “padrino” penso non sfiguri affatto!), ma proseguendo con l’ascolto ci si rende conto subito che grazie alle continue variazioni di tempi, modi, stili, generi, strumenti, neanche questo paragone poi in fondo li rappresenta. Che significa allora? Che probabilmente i Cappello a cilindro hanno acquisito con questo secondo album un’identità  più definita, più ricca di dettagli, più profonda e più riconoscibile. Non siamo ancora a livelli di “trade mark”, ma siamo sulla strada giusta.
In conclusione, l’album è un continuum di rimandi, citazioni musicali, episodi circensi ed estratti di feste paesane, riflessioni sociali e momenti di intima poesia. Liberi di non strafare, i nostri c’hanno messo il cuore, la testa, l’anima e il corpo. E noi di questo gliene siamo grati!

Tracklist
1. Il vento forte
2. Vertigini
3. Per non rallentare
4. Il modo più geniale
5. Fiesta
6. Fiesta lato a
7. Fiesta lato b
8. Come in un elisir
9. San Giuliano
10. Dal vetro
11. Polemiche
12. Gira l’economia
13. All’improvviso
14. Poeticherie

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