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Interviste

Intervista a Daniele Grasso

Daniele GrassoLa musica non è composta solo da animali da palco, autografari d’annata, uomini-copertina e simili. Molto spesso l’importanza delle cose sta nella base e, ancora più spesso, sulle fondamenta ricade il peso maggiore. Intervistiamo Daniele Grasso. Le sue collaborazioni sono con gente del calibro di Diego Mancino, Josè Carreras, Afterhours, Cesare Basile, John Parish, Hugo Race, John Bonnaire, Marta Collica, Jolaurlo, Greg Dulli ed altri.

Ciao Daniele, Benvenuto! Dicci innanzitutto qualcosa di te e del tuo modo di produrre e interpretare musica.

Ciao a voi ed ai vostri lettori. Cosa dire di me? Sono un musicista con una formazione jazzistica, Padre siciliano,madre newyorchese. Mi formo fra gli Stati Uniti e la Scandinavia suonando studiando improvvisazione e tecniche di registrazione. La mia musica, il mio suono vivono di questi due mondi.
Non ho mai avuto molta voglia di scegliere. Amo il jazz tanto quanto l’indie rock, la musica elettronica e non avrò mai paura di legare il mio nome ad una produzione noise o ad una di musica concreta. Quello che cerco nel mio suonare e nel mio produrre è fondamentalmente il brivido, l’emozione. Niente di “TOO SAFE”, troppo sicuro o scontato.
Non fraintendetemi, non “famolo strano” tanto per farlo, ma basta formulette insopportabili che hanno fatto e spesso fanno la rovina della musica in questo paese.
Per certe musiche, il rock ad esempio, amo che la band suoni insieme, si emozioni.
Cerchiamo la take magica. Pensa che “Ballata per piccole iene” degli Afterhours è stata registrato in presa diretta e con i monitor, niente cuffie. Lo studio sembrava un palco! Molto del produrre è tecnica ma MOLTO DI PIU’ è intuito, istinto, pazienza nel cercare la chiave giusta.

Cos’è The Cave?

Mah, definirlo “soltanto” uno studio di registrazione sarebbe di certo riduttivo.
E’ di certo uno studio speciale con un legame forte alla tradizione (macchine magnifiche e realmente d’annata, una sala ampia in cui far suonare le band insieme, la conoscenza totale di molti metodi produttivi, uno staff di assoluta dedizione alla musica) ma contemporaneamente proiettato a metodi di produzione innovativi. A noi piace definirlo “a creative recording enviroment” ed in realtà è, è stato, e spero continuerà ad essere la tana creativa di molti artisti italiani e stranieri.
E’ il mio strumento preferito per creare, dare una mano alla musica che mi piace, divertirmi.

Com’è lavorare con Greg Dulli?

Che dirti?! Greg è un grande e come tutti i grandi ha intuizioni speciali.
Bisogna stare in campana per cogliere l’attimo in cui compare la nota il groove. La frase che può cambiare il brano.

Ci racconti un episodio singolare o che ti ha colpito stando a contatto con qualche artista?

A volte penso che sarebbe più divertente pubblicare i resoconti Audio video delle registrazioni piuttosto che i relativi dischi. Ce ne sono talmente tanti. Parlando di Greg, i suoi momenti di relax sono impiegati guardando degli assurdi cartoni in cui patatine fritte e lattine combattono fra di loro per chi sa cosa. O quando un famoso autore e produttore Italiano scoperti i nostri magnifici frutti di mare ne ha abusato con le incredibili prevedibili e “catastrofiche” conseguenze.
Oppure quando abbiamo dovuto fermare una seduta di missaggio perché “lo spirito guida” dell’artista non voleva che lo si finisse quel giorno.

A che progetti stai lavorando ultimamente?

Sono da poco usciti due dischi molto interessanti e che mi hanno tenuto Impegnato per un bel po’.
“L’evidenza” di Diego Mancino(fandango) e “InMediataMente” degli Jolaurlo (tube records/on the road). Diego è per me la “new thing” della musica d’autore in italia, un’artista unico come autore e come voce. Gli Jola sono una furia travolgente dal vivo che io ho cercato di tradurre su disco. Sono in piena evoluzione e capitanati da una notevole Marzia Strano alla voce e ai sinth.

Catania è ancora così musicalmente viva come in passato?

Mmmhhh, Catania è la città che mi ospita , è un posto a se stante, speciale per molti versi. Una sorta di enclave economica climatica culturale e artistica nella realtà meridionale in particolare e in quella italiana più in generale. Naturalmente anche lei ha risentito dell’appiattimento musicale degli ultimi anni, con le sirene di certa musica che portano i ragazzi a svolgere un compitino educato per cercare di trovare uno spazio. Certo mancano i Cesare Basile o gli Uzeda ma l’impressione e che, come per l’Etna, sotto sotto la “lava”ribolle pronta ad una nuova eruzione.

Da uomo del Sud consiglieresti anche tu ad un gruppo emergente di muoversi verso Roma o Milano?

Non so chi consigli una cosa del genere. Afterhours, DiegoMancino, Jolaurlo,Greg Dulli, John Parish,John Bonnar,Hugo Race, Manuel Agnelli, Twilight Singers, Roberto Dellera,Roy Paci, Paola Maugeri, Sandro
Mussida, Massimo Luca, Kaballa, Le loup garup, Cesare Basile e poi Sony, Virgin extra label, Mescal, EMI, Fandango, CNI sono solo alcuni degli artisti e delle etichette che sono “scesi” al sud -a Catania – a The Cave a realizzare i loro lavori. Quindi se parli della pura qualità certo che NO! Se fai questo mestiere è certo che ti devi muovere, farti conoscere ascoltare,proporre ed essere interlocutore credibile, non questuante. Ma a quel punto in Europa , Londra, Berlino, Parigi vanno altrettanto bene anzi vanno senz’altro meglio di Roma e Milano.

In questo periodo discograficamente morto hai trovato qualcosa che ha destato il tuo interesse particolarmente?

Parlare male della discografia, italiana in particolare, è come sparare sulla croce rossa e non da ora. Però, passami il paragone, è come durante la caduta dell’impero romano. Mentre accadeva, l’impero credeva di esistere ancora ma intanto nascevano le basi di nuovi e forti regni. La musica è sempre viva, bisogna inventarsi nuovi metodi di portarla alla gente, nuove e coraggiose proposte, che abbiano una valenza internazionale, senza scimmiottare la scena estera.
Smettere di pubblicare porcherie da due soldi con tecniche di marketing che mirano a inebetire il pubblico e rischiano di far scappare chi ama la musica veramente. Oltre Diego Mancino e gli Jolaurlo che ho citato prima, c’è un lungo elenco di artisti “ cool” con cui collaboro e che potranno dire la loro a breve.
Artisti come Waines, SiSta, Omosumo, The junkle, Monflor, Bruslii e tanti altri stanno venendo fuori nonostante i tempi non propriamente facili.

Vuoi estendere anche qui i consigli che spesso dai a chi si presenta da te con una demo?

Come detto all’inizio, evitate le cose “too safe”, troppo sentite, di maniera.
Siate voi stessi e poi ascoltate e ricercate fuori e dentro di voi.

Ciao a tutti voi e ai vostri lettori.
Daniele Grasso

Antonio Siringo

Foto di G.M.Musarra

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