E’ sempre strano l’approccio che si conferisce ad un disco dei Marta sui Tubi. Vuoi per la musica in sè, vuoi per l’atipico timbro impresso alle 12 tracce che compongono il terzo album di studio dei (3+1)siciliani. Si riprende lì da dove eravamo rimasti con il precedente episodio: musica domestica, scioglilingue, testi al vetriolo conditi dall’entrata trionfale all’hammond del quarto fido compagno Paolo.
Il disco è complesso, intrecciato, nevrotico. Non sarebbe potuto essere che così.
La semplice porta d’ingresso di Arco e Sandali sembre rubata dagli studi dello Zecchino d’oro, al pari della rumorosa Non lo sanno: un sottofondo di urla si alterna alla voce di Gulino per perdersi nell’ultimo arpeggio. In Cinestetica è il basso il padrone, la linea a cui si aggrappa tutto.
Il solito fragore torna in Dio come sta? : interrogativo che, comune di questi tempi, si spalma sulle trame di chitarra e piano che hanno il sapore delle onde del mare che sfiorano la sabbia e, al pari di quelle, finisco per perdersi e riprendersi nella seguente Lauto ritratto. La tendenza qui è velatamente più pop e canonica, non proprio come L’unica cosa, che sembra pensata per far ballare, ma più simile alla conclusiva Pensieri a sonagli. Prepotenti ancora evidenziati gli ingredienti portanti di Sushi e Cosa: voce e trame di piano.
La perla è La spesa :ed è emblematica. Racchiude tutto quello che oggi sono i Marta sui Tubi. Musica smontata e rimontata. Esplosioni continue e costantemente isolate. Parole di rara intelligenza.
“Mi manca un chilo di pace integrale, due etti di comprensione e un cartone d’amore a lunga conservazione……..”
Alzi la mano chi ha tutto questo.
“Non rimane che continuare a pagare e fare la spesa. Continuare a pagare per quello che voglio e quello che non ho ancora e non so dove, ma arriverò puntuale.”
7/10