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Yngwie Malmsteen – Perpetual Flame

2008 - Rising Force
heavy metal/neoclassical metal/speed metal

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Tracklist

1.Death Dealer
2.Damnation Game
3.Live To Fight (Another Day)
4.Red Devil
5.The Four Horsemen (Of The Apocalypse)
6.Priest Of The Unholy
7.Be Careful What You Wish For
8.Caprici Di Diablo
9.Lament
10.Magic City
11.The Eleventh Hour
12.Heavy Heart

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Se Paganini avesse avuto una Stratocaster sarebbe stato svedese, e si chiamerebbe Malmsteen .E forse sarebbe stato altrettanto tamarro.
Però nominare la sua Olimpic White equivale ad avere la chiave d’accesso per il paradiso delle chitarre del secolo, insieme a Van Halen e Alirio Diaz.

Il re dell’hard-rock neoclassico è di nuovo fra noi e va vibrare corde e anime con “Perpetual flame”. Per la  prima volta insieme a Tim Owens, vecchia conoscenza, l’ex Iced Earth amato dal pubblico ma ripudiato dalle bands: grazie a lui, epicità e solennità non si fanno pregare; e prima volta anche con la casa discografica Rising Force. Da un malloppo di ben 29 canzoni con cui è arrivato in sala registrazione, ha scelto, insieme a Roy Z dodici tracce, per settanta minuti di puro godimento. Tecnica ed emozioni, e velocità assoluta. Una pioggia di assoli dove tutti i colpi di vibrato arrivano sempre sulla nota giusta: questa chitarra canta, ti porta alle lacrime.

Yngwie ha sempre una chitarra affianco a sé, qualsiasi cosa stia facendo; così se ha un’illuminazione per un riff o una linea melodica, la mette giù immediatamente. In sala di registrazione, oltre al tastierista Derek Sherinian, al batterista Patrick Johnansson, a Michael Troy sempre su tastiere e a Bjorn Englen al basso, c’erano una Fender Stratocaster del 71, Fender del 68, un P-Bass del 51, un’acustica Ovation, una 12- string e un basso fretless.  Scusate se è poco…
L’umiltà non è certo un suo tratto distintivo, visto che paragona il suo momento creativo a quello di Pablo Picasso o Leonardo Da Vinci e non è facile imbrigliare la propria tecnica per sprigionarla solo negli assoli o nelle parti strumentali, ma in questo disco non si ha mai l’impressione che le canzoni siano costruite intorno ad essi: “Now the demon is here again -Vengeance is burning in my soul – I am a soldier In the legion of forever – Ride on the storm – And never surrender -To death or glory – Keep on marching -On hallowed ground Until death or be victorious – Death dealer is on the hunt” …trovo bellissima questa opener “Deth dealer“, presentata in anteprima a Bologna al Gods of Metal 2008, giusto l’alleggerimento del songwriting, riusciti i mid-tempos nella dinamica globale, e quasi quasi gli perdono il fatto che il suo film preferito sia Hellraiser…
Tre i brani strumentali, “Lament“, “Caprici de Diablo” e “Heavy Heart”, non segnalati nel libretto e non si capisce perchè.  Non scordererò “Priest of the Unholy“, con una parte centrale da brividi, i riff rabbiosi di “Four Horsemen” e “Damnation Game“, la ripetitiva”Eleventh Hour“, la solenne “Live to Fight“.

Le due canzoni che si discostano un po’ dal tenore generale sono “Red devil“, classico metal, e “Magic city” lento e un po’ stucchevole, a volte drammatico, ma su cui Yngwie accorda una gran voce, e ci riporta indietro ad atmosfere anni settanta.
E ragazzi…”Caprici di diablo” che cos’è…! Entra di diritto nella storia del metal…
Heaven heart” è la degna chiusura di un album superbo.

Piccolo mistero per la traccia “Tied of desire“, presente nel libretto ma non nel disco: qualcuno dice che si tratti di un’operazione ad arte, un pensiero autobiografico di Yngwie, per ribadire il “the flame is still burning“.
Ma i passati libretti contenevano diverse imprecisioni, motivo per cui sono più propensa a pensare che il grafico abbia bevuto una birra di troppo…

Il mio consiglio?
Abbandonarsi all’ascolto di PF.
Molte, molte volte…

Rock On.

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