Impatto Sonoro
Menu

Recensioni

The Rasmus – Black Roses

2008 - Playground Music
rock/pop/alternative

Ascolta

Acquista

Tracklist

1.Ten Black Roses (3:54)
2.Ghost of Love (3:17)
3.Justify (4:26)
4.Your Forgiveness (3:55)
5.Run to You (4:11)
6.You Got It Wrong (3:15)
7.Lost and Lonely (4:46)
8.The Fight (3:45)
9.Dangerous Kind (3:46)
10.Live Forever (3:20)

Web

Sito Ufficiale
Facebook

Istruzioni per cadere sul Morbido

Settimo ed ultimo lavoro della band The Rasmus, uscito a settembre scorso, mantiene una linea abbastanza simile al precedente e sorprendente lavoro, sonorità e postproduzione che ricalcano lo stesso stile mantenendo coerenza ed energia.

Il disco si apre col singolo Living in a world without you di cui è disponibile un videoclip già da prima dell’uscita ufficiale del disco. Appare imponente nel ritornello, con suoni azzeccatissimi che lasciano ad un semplice ed appassionato ascolto, seppur nulla di nuovo fin qui. Segue Ten Black Roses, quasi una title track che ricorda qualcosa dei Duran Duran in alcuni passaggi sopratutto di synth, cosa che sfuma già nel ritornello, reso forse poco efficace nella linea vocale leggermente scontata, probabilmente anche per aver appena ascoltato la prima traccia, vagamente simile in quanto a struttura e ciclicità.
Il terzo capitolo, Ghost of Love rimane già più interessante e stimola ad ascoltarne ogni stacco, principalmente sembra funzionare molto bene negli accordi distorti durante il ritornello, anche questa si lega bene ai precedenti lavori della band. Justify, la quarta canzone, destinata forse troppo presto a voler diventare il tormentone del momento, probabilmente arrangiata in questa funzione. Ascoltandola lascia un po’ perplessi, anche qui linea vocale forse troppo scontata e prevedibile, ma il testo lascia spazio a qualche emozione in più rispetto alla musica e questo, dal canto suo, compie il proprio dovere.

Si passa oltre con leggero acciglio indagatore, Your Forgiveness inizia in modo più curioso ed originale. Un appunto personale: avrei sinceramente evitato di impiegare tutti quei filtri elettronici nei suoni di batteria, tenendola magari più reale e meno artefatta, in vista sopratutto del resto dei suoni scelti. Un accenno di assolo di chitarra, troppo breve per lasciar sperare ma apprezzabile.
Run to You attacca in modo più deciso, rimanendo di sicuro la traccia che finora meglio convince, cambi di tempo e maggiore personalità nella linea vocale ne caratterizzano le fattezze, cambi improvvisi di tonalità che spiazzano piacevolmente….originale, se si può osare un po’.
Segue You Got It Wrong e dalle schitarrate iniziali sembrerebbe pronta a stupire, ma tutto viene ridimensionato quasi immediatamente da un elementare aimè… ci risiamo….linea vocale, sopratutto nel ritornello che sembra un po’ il loro cruccio principale, almeno fin’ora. Interessante il vocalizzo di metà traccia.

Deciso ed in controtempo, il riff iniziale di Lost and Lonely rialza il livello di ascolto, ricordando che il rock è la base di questa band, melodico che sia ma pur sempre Rock, forse unica pecca di questa canzone è nella scelta dei suoni di contorno, fin troppo sentiti a questo punto del disco, leggermente ripetitiva come scelta, anche considerando l’ampia gamma di suoni che possono offrire i loro sintetizzatori.
The Fight invece suona come un improvviso schiaffo in faccia, anche se l’inadeguata poca fantasia del cantante, lascia poco spazio alle speranze di chi ascoltando cerca il loro prossimo capolavoro. Altra nota dolente si raggiunge con Dangerous Kind, tutto già sentito, troppo, a partire dal riff principale, che riporta subito un loro lavoro ancora troppo fresco nelle nostre memorie, nulla di nuovo neanche qui in fin dei conti, suoni abusati e stile molto anni 80.
Come da copione, in questo caso seguito alla lettera, c’è spazio per la ballata vecchio stile, Live Forever dà sfogo quindi a tutto quel che di dolce hanno da dire. Ennesimo continente di un mondo che gira quasi completamente sullo stesso tema musicale, dimezzando il tempo per camuffarne le fattezze.

In sostanza un disco mediocre, che lascia intendere la volontà di voler cadere sul morbido a discapito del rischio, un suono che funziona quindi perché cambiarlo? Fin troppo collaudato e già sentito.

Piaciuto l'articolo? Diffondi il verbo!

Altre Recensioni