Impatto Sonoro
Menu

Recensioni

Jacopo Gobber – Bianco & Nero

2008 - Self
rock/pop/songwriter

Ascolta

Acquista

Tracklist

1. Papaveri gialli
2. Senza cuore
3. Pisciarsi sulle scarpe
4. Bianco & Nero
5. Imparare a volare
6. Hai ragione tu
7. Giochi con le parole
8. Kappaò
9. Non puoi essere me
10. Non c\'entra niente
11. Il cielo è una striscia blu
12. Cenere
13. Mammiferi dell\'acqua

Web

Sito Ufficiale
Facebook

Apro la busta che qualcuno ha gettato con noncuranza sulla mia scrivania e mi ritrovo inebetito  a fissare un’innocua bottiglietta di Coca-Cola che lentamente scivola giù, fino a colpirmi sul dorso del piede.

La osservo stupito, la raccolgo e la stringo più volte tra le mani, quasi a volerne saggiare l’effettiva consistenza fisica, mentre improvvisamente mi accorgo di provare un intenso desiderio di bere. Mentre cerco freneticamente quel dannato apribottiglie che si nasconde in chissà quale recondito anfratto della mia memoria, ho un sussulto: il tappo della bottiglietta è di uno strano colore, si direbbe un fucsia intenso, quasi fosforescente.

Che sia un’ altra trovata di marketing, magari pensata ad arte per attirare quelle smaliziate pischelle tutte casa e chiesa che il sabato sera limonano con troppi bicchieri di acqua naturale (o al massimo si lasciano attirare dall’effervescenza di qualche bollicina tentatrice)?

No, non può essere così semplice: qui c’è qualcosa che non mi convince affatto.

Serro la presa sulla bottiglietta, con uno scatto felino me la rigiro tra le mani e avvicino meglio gli occhi, che strabuzzano in una smorfia di stupore non appena si ritrovano a stretto contatto con la lista degli ingredienti, come al solito in bella vista sul retro della bottiglia.

Mi si accappona la pelle e quasi non credo a ciò che leggo: 2,09% di coloranti bianco & nero, 3,53% di cenere, 4% di papaveri gialli e addirittura il 4,07% di aromi estratti da non meglio precisati mammiferi d’acqua!

Non mi sono mai fidato delle multinazionali, ma questo è decisamente troppo: in un impeto di rabbia faccio saltare il tappo con la bocca, non senza provare un acuto dolore ai denti (quelle dannate carie mal curate: maledette Zigulì!) e getto di sbieco un’occhiataccia al contenuto. Me l’avvicino alla bocca, lo annuso: il solito odore senza odore della Coca-Cola, è proprio Lei, ci sono anche le bollicine che mi scoppiettano gentilmente tra le guance, ma…un attimo! Cos’è quest’aroma repellente ? Sembrerebbe proprio il classico odore delle mai troppo digerite olive ascolane!

Basta un attimo, un rapido flash-back che basta per innescare un immediato effetto-domino costruito su decine di collegamenti mentali che si attivano ad intermittenza nel traffico dei miei neuroni atrofizzati, e tutto alla fine diventa sin troppo semplice: si tratta della nuova bevanda, anzi, del nuovo disco di Jacopo Gobber, fresco e da bere a piccoli sorsi, onde evitare sgradevoli controindicazioni. Che stupido, come ho fatto a non pensarci prima!

Primo sorso: è frizzante e gradevole, ma cos’è questa strana immagine di un pellicano parlante che mi vuole per forza accompagnare attraverso un campo di papaveri gialli ? Sarà forse il caso di smettere? No, via, proviamo ancora una volta, in fondo mi è rimasta ancora un po’ di sete.

Secondo sorso: buono, ma adesso mi inizia a girare un po’ la testa. Forse ora dovrei seriamente smettere, non vorrei correre il rischio di fare la fine di quel mio amico che, picchia e mena, si è anche pisciato sulle scarpe.

Terzo sorso: sai che quasi quasi inizio quasi ad abituarmi a questo strano gusto frizzantino? E’ proprio buono, e poi secondo me ci hanno messo dentro anche qualcosa di chimico: questi americani ne sanno una più del Diavolo! Adesso però inizio a sentirmi un pochettino sbronzo, non mi va di gettare la spugna sul più bello: non si dica a giro che è bastata una semplice bevanda per mettermi Kappaò, e poi… proprio ora che manca così poco.

Ultimo sorso: aiuto, adesso mi gira veramente tutto attorno: non riesco neanche più a leggere correttamente il testo delle canzoni, mi sembra che le parole si sciolgano nell’acqua e cadano giù oblique, come se volessero fuggire alla mia vista: malandrine!

Mi alzo stancamente dalla sedia, barcollo fino ad arrivare in camera da letto e mi lascio letteralmente cadere a peso morto sopra il letto, desiderato come non mai.

Prima di chiudere gli occhi, vengo letteralmente folgorato da un pensiero che solo qualche minuto prima si cullava beffardamente dentro la mia mente, per poi farsi sempre più minaccioso, nebuloso e martellante.

E’ solo un attimo, ma si tratta di una percezione talmente precisa ed inquietante che mi si drizzano tutti i capelli sopra la testa, prima di cadere in un torpore opprimente e remissivo.

Sorrido mestamente prima di chiudere del tutto le palpebre ed iniziare un amaro viaggio che durerà più del previsto.

Finalmente adesso tutto mi è chiaro: “E’ solo cenere! E’ questa la verità! E questo sono io..”

Piaciuto l'articolo? Diffondi il verbo!

Altre Recensioni