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Il Genio – Circolo degli Artisti, Roma, 16 Gennaio 2009

Leggi la recensione del disco de Il Genio

genio01Basette e baffi semi-finti.
Chitarre vintage autentiche.

Sotto al palco del Circolo degli Artisti, dove il duo leccese trapiantato a Milano si è esibito il 16 gennaio, una cosa è subito chiarissima: Il Genio spende decisamente troppo in strumenti musicali et similia per potersi definire “un gruppo che non si prende sul serio”, come invece è solito fare.
Forse poco importa in realtà, perché il pubblico, non c’è che dire, è calorosissimo. Quando la band sale sul palco, non passa neanche il tempo per salutare, che dalla folla (il locale a poco a poco si è riempito) partono i primi “bravissimi!!”. E non hanno neanche cominciato a suonare! Mi viene un po’ da ridere, sinceramente, ma in fondo si tratta delle regole del gioco. E dopo un singolo acchiappone come Pop Porno, è il minimo che ci si possa aspettare.

genio021Ammesso il fatto che il disco è senz’altro un lavoro ben prodotto, a tratti “geniale” nell’essere commerciale e accattivante, con il suo mix di musica elettronica e atmosfere anni 60, Il Genio dal vivo mi offre esattamente quello che mi aspetto, una performance che non mi entusiasma ma mi non dispiace. L’esibizione è carina si può dire, ma risente decisamente di alcuni fattori. Innanzitutto, del fatto che risulti eccessivamente palese quanto il progetto sia nato come duo “da studio”, al quale poi sono stati aggiunti un chitarrista e un batterista per i live. E i musicisti fanno onestamente il loro dovere (il volume della chitarra forse è un po’ basso), ma il ri-arrangiamento dei pezzi sa troppo di formula fissa. Tutti i brani originali vengono riproposti in versione integrale con l’aggiunta di una sorta di bridge strumentale con assolo di chitarra standard e un finale in allegria dove il gruppo la tira un po’ per le lunghe.

Il concerto ripropone i pezzi dell’album, con un bis finale di Pop Porno, rivisto simpaticamente in chiave salseggiante, e una cover di “Ex-fan des sixties” di Serge Gainsbourg, originariamente cantata da sua moglie Jane Birkin. Scelta, questa della cover, che sa di confessione su quali siano le loro influenze artistiche. Peccato per “Fortuna è sera”, unico pezzo dell’album che apprezzo davvero e unico ad essere stato completamente rovinato dalla resa live. Almeno in questa occasione.

genio03Per il resto, Alessandra sussurra tra una canzone e l’altra, e anche durante le canzoni, Gianluca cerca di essere autoironico, non perdendo occasione per dire male dei propri brani. Ad un certo punto, ci regala un “la nostra musica fa schifo” detto con una tale amarezza, che per un momento ho provato l’inquietante sensazione che lo stesse pensando davvero. Che si stesse rendendo conto, che volesse essere da tutt’altra parte a fare tutt’altro genere di musica. Ammetto, però, che potrei essermelo completamente sognato.
Ad ogni modo, il tutto è durato un’oretta e dieci. Un po’ troppo poco, per 10 euro. Ma (l’ennesimo) del resto viviamo nel mondo dove i Queens of the Stone Age si fanno pagare 30 euro a biglietto per fare un’ora e un quarto di concerto. Vogliamo non concedere questo privilegio anche a loro? E vogliamo non concedere loro di tirarsela un po’, dopo che Miss Ignoranza Ventura li ha presi in simpatia riproponendoli ad ogni “stacchetto” di Quelli che il calcio? E vogliamo offenderci perché quando gli telefoniamo per chiedergli un’intervista di cinque minuti Gianluca ci risponde stizzito che, hei mica possono farsi intervistare da tutti, non hanno tempo! E che se andiamo all’alba (le 18) forse ci concede… facciamo 3 minuti?
E infatti prima del concerto lo vediamo che gira con l’aria da anima in pena per la sala.
Per fortuna che non aveva tempo.

E per fortuna che non ci è passato neanche per la testa di andare lì alle 18.

Caterina Petrocchi

Foto di Marco D’Alessandro

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