Impatto Sonoro
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JULIE’S HAIRCUT – Circolo Degli Artisti, Roma, 18 aprile 2009

Musica per organi evirati. (Le droghe avrebbero aiutato)

barrybaptistCome ogni Sabato sera anche ieri 18 Aprile mi ritrovo ad un concerto alla ricerca della mia piccola rivoluzione mondana. Come ci insegna la storia, le rivoluzioni spesso falliscono.

Il locale è uno dei più noti d’Italia, il Circolo degli artisti, e il gruppo, i Julie’s Haircut, è una band in attività da molti anni. Nonostante queste ottime premesse non si va oltre. La formazione emiliana non ha reso al meglio, ci sono stati degli spunti apprezzabili, ma il pubblico passava repentinamente dalla noia alla curiosità.

La parete di mattoni alla destra del pubblico trasudava acido lisergico in quantità industriali. Si poteva notare il movimento stereotipato degli ascoltatori, che ad intervalli regolari si dirigevano verso la loro reliquia occasionale per trovare un po’ di gioia, avidi come lo sono i polmoni di aria pura, sembrava volessero succhiare anche il colore da quelle pietre.

Nel frattempo sul palco nani in frack e ballerine obese attorniavano il gruppo in una festa di coreografie, roba da far arrapare anche il più inutile essere vivente appassionato dei programmi di Maria De Filippi.

negroni_300Ad un certo punto la mia attenzione viene destata da uno scossone improvviso, la folla si allarga, la musica inizia a diventare paranoia allo stato puro. Sul suolo scorgo un ragazzo dal volto disperato, le sue urla venivano assorbite dalla musica dei Julie’s Haircut e si disperdevano nell’ambiente senza raggiungere le orecchie dei presenti. Aveva le mani fra le gambe, guardando meglio noto ciò che non avrei mai immaginato, il suo sangue si disperdeva sul pavimento così ben pulito, ciò che aveva di più caro non c’era più. Era stato evirato fra la folla. Alzo la testa e vedo una donna dalla bocca insanguinata che inveisce con questo pene di enormi fattezze contro una delle bariste del locale. Con quella frusta di carne la schiaffeggia fino allo sfinimento. Presa di sorpresa la giovane barista non reagisce e sviene cascando fra bottiglie di Campari e di Gin (io bestemmio:”niente più negroni”). Probabilmente non le sarà piaciuto il cocktail che le ha somministrato.

Bene, avrete capito che ovviamente tutto ciò in realtà non è accaduto, purtroppo non accadono mai queste cose, il Circolo è un locale rispettabile, e nessuna donna potrebbe strappare a morsi il cazzo di un uomo durante una fellatio al centro della sala. Soprattutto se a suonare in quel momento sono i Julie’s Haircut.

La maggior parte di voi probabilmente non è arrivata a leggere fino a questo punto, mi avrà dato del folle (“ma chi cazzo fanno scrivere su impatto sonoro?”), in fondo non pretendo di essere compreso, neanche Nietzsche lo è stato, ed io gli sono nettamente superiore. In ogni caso, per gli appassionati di caccia e pesca che hanno proseguito nella lettura, vorrei citare parte di un testo degli Offlaga Disco Pax (attenzione non è una malattia venerea, come tutte le parentesi di questo articolo, bensì un gruppo emiliano):

Ieri sera passa un video alla televisione
e guardo distratto il cantante:
è quel lurido clerk
ecco perchè quell’aria da stronzetto non mi era nuova.
E tutto torna, alla fine.

lo scemo è il cantante dei ******* *******
ho mal di stomaco
la bile travasa
e me ne vado a dormire
brutta bestia… l’invidia.

offlaga1Una mia amica del nord Italia ieri non è venuta al concerto per mangiare delle pizze fatte in casa da lei. Di certo non voglio offenderla, ma per me che vengo dalla Campania la pizza fatta da chiunque abiti a nord di Mondragone è un’assurdità. In effetti ieri sera l’assurdità veniva distribuita a fiotti, come sangue dalle vene tagliate di qualche ascoltatore troppo concentrato sulla voce del cantante. Eventi come questi ci fanno apprezzare maggiormente chi non ha la pretesa di saper cantare, come nel caso degli Offlaga Disco Pax, che nel loro esordio discografico col testo sopra citato (Tono metallico standard) inveivano proprio contro “quel lurido clerk”, il vocalist dei Julie’s Haircut, che al contrario di Max Collini degli Odp non possiede una salda onesta intellettuale, di conseguenza è convinto di poter cantare senza alcun problema. Detto questo scenderò nel portone ad aspettare i proiettili che Nicola Caleffi, leader del gruppo, amorevolmente confezionerà per inviarmeli in un pacchetto insieme all’orecchio di un mio parente rapito.

Ah! Ma non stavamo parlando di mafia?! No. Allora scusate, ritorno sul concerto.

julies11Non voglio essere cattivo con un gruppo che strumentalmente ha dato un’ottima prova di capacità, destreggiandosi fra ambient, psichedelica e post rock. Melodie ossessive che arrivavano direttamente allo stomaco. Nella prima metà della loro esibizione i Julie’s Haircut sono stati ineccepibili, intessendo suoni che avvolgevano gli spettatori. Nella seconda parte ci sono stati degli strumentali un po’ stucchevoli e ripetitivi, forse troppo tesi ad apparire artisti concettuali. Mi aspettavo di più da un gruppo storico dell’alternative italiano, ma ovviamente avranno vissuto anche loro serate migliori. C’è da dire che l’audio non era perfetto. Di certo non è una bocciatura, ma attendo di riascoltarli sperando che siano più in forma.

Ps: Merda!!! Speriamo che questo articolo non lo legga il mio Parroco, altrimenti mi toglierà dalla lista dei giornalisti probi che scrivono sul mensile della congrega, e forse straccerà anche il mio abbonamento all’Avvenire.

a cura di Domenico Villani

www.julieshaircut.com

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