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Yeah yeah yeahs – It’s blitz

2009 - Plydor Records
Indie Rock / Garage Rock

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Tracklist

1. Zero
2. Heads will roll
3. Soft shock
4. Skeleton
5. Dull life
6. Shame and fortune
7. Runaway
8. Dragon queen
9. Hysteric
10. Little shadow

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La banda di Karen O. ha fascino, c’è poco da dire. Un album, un EP, un DVD live, una cazzata qualunque basta a far partire di testa i fans di questa band  “alla moda”. Spiazzano critici in Gran Bretagna e fanno strage di cuori negli Stati Uniti. Questo è uno di quei rari gruppi che hanno il suo “perché” anche se producono merda fumante. Non sono i soliti giganti del rock che possono permettersi un disco buono e uno mediocre senza risentirne nelle vendite, ma hanno la capacità di condurre il gioco a proprio favore, di anestetizzare e rincoglionire chi li ascolta. Il boom di Show your bones sembra aver lasciato tracce ancora oggi, a 3 anni da quell’uscita, e l’onda lunga del precedente disco investe, senza peraltro mettere in secondo piano, questo lavoro. Le caratteristiche, rispetto a quel 2006 di fuoco, sono diverse, ci sono le premess e per affermare che i YYYs non stanno lì a girare intorno alla torta smangiucchiata del rock’n’roll. Hanno preso la loro musica, l’hanno messa di fronte ad uno specchio e le hanno detto che era ora di rifarsi un po’ il look. Cosa combina la noia eh?! Prima schizzavano accordi acidi e psichedelici per la voce castrata e squillante di Karen O., adesso prendono elementi sparsi di elettronica e ci scrivono sopra le canzoni. Hai capito che talenti?! Anni e anni fa sarebbero stati considerati degli innovatori, oggi invece sono solo l’ennesimo progetto che annovera tra le proprie fila una voce femminile interessante e i toni “innovativi” del vecchio rock’n’roll dei nostalgici. Le cose che impariamo a conoscere e ad apprezzare da subito alla lunga diventano noiose. Ma non si vuole qui giudicare un disco che è una piccola variazione sul tema. Il giudizio si sa, in questi casi, è soggettivo e in quest o caso specifico per nulla semplice. Le ritmiche sono cambiate, le basi sono molto più liquide ed appunto elettroniche, ma non è un crollo, non è un naufragio, anzi, volendo voltare lo sguardo verso la luce può essere visto come un prodotto migliore del precedente. Zero è forse una delle migliori intro degli ultimi 10 anni della storia del rock, o forse la vedo io così alla luce dei seguenti Heads will roll e Soft shock, che alla fine non sono neanche i peggiori episodi dell’album se, immediatamente dopo, si da un ascolto a Skeletons. Restano a galla episodi come Shame and fortune, la più delicata Runaway e la mistura pop alla Cranberries di Hysteric. Una modifica alla formula originale che non va annoverata come un tradimento, semplicemente si vuole provare ad ampliare la tela del quadro sul quale dipingere. Da acquistare? Boh…fate voi…ne ascoltiamo così tanta di immondizia nella nostra vita.

Taste: Zero, Shame and fortune, Ranaway, Hysteric

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