Con “Sangue e pailettes” i Fraulein Rottenmeier si propongono di trasporre in musica un tema di urgente attualità: l’ipocrisia e la decadenza della società cosiddetta “moderna”, tra le tonnellate di plastica che riempiono le rughe e quelle che fanno da cornice ai dischi da “un’estate e via”, imposti dalle mode del momento.
Ne è uscito una sorta di “concept album”, sette canzoni dirette, sfrontate, volutamente scarne: dopotutto non c’è bisogno di inutili orpelli per abbellire un identico filo conduttore che si presenta di per sé così amaro e che viene qui sviscerato in tutta la sua reale crudezza.
I Fraulein Rottenmeier sono abili a districarsi tra testi ermetici ed atmosfere cupe, ai limiti della claustrofobia. In alcuni frangenti ricordano i primi Afterhours (quelli meno mainstream tanto per intendersi), soprattutto per gli azzeccati vocalizzi del cantante Giorgio Laini, che si elevano sopra una base ritmica secca e ben articolata.