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MEGANOIDI + ZEN CIRCUS + guest – Ephebia Festival, Terni, 5 luglio 2009

hpim1116jA guidare il mio arrivo a destinazione è il furgone de L’invasione degli omini verdi. Appena dopo aver visto la città di Terni sommersa da un temporale di proporzioni bibliche. La destinazione è la splendida cornice dell’Anfiteatro Fausto, di epoca romana, dove l’organizzazione sta mettendo a punto gli ultimi ritocchi e pulendo il parterre dalla pioggia torrenziale caduta fino a qualche minuto prima. La seconda giornata dell’Ephebia Festival prevede un programma interessante, i giovanissimi ma già pieni di esperienza, Sweetsick, i ciociari Betty Ford Center, il gruppo punk-melodico L’invasione degli omini verdi, uno dei gruppi rivelazione di questi ultimi anni, i The zen circus ed i più affermati Meganoidi.

L’inizio della manifestazione, per via della pioggia insistente del primo pomeriggio è slittato di circa un’ora o poco più, a salire per primi sul palco sono gli Sweetsick che girano l’Italia in lungo e in largo per promuovere il loro primo cd, Talkativeness, e alcuni inediti che saranno inseriti nella loro seconda fatica da studio prevista per fine 2009. nonostanhpim1122vte alcuni problemi tecnici, la loro esibizione spinge subito sull’acceleratore e sbatte le poche anime presenti intontite dalla fresca serata. L’energia nell’aria rompe le corde delle chitarre, Plonk, Last tale, Cool for the show, I want your massacre e la finale e devastante Trust me dalla quale è stato estratto il primo video della band. Immediatamente dopo il palco è preso d’assalto dai Betty Ford Center, gruppo di Frosinone, vincitore del contest per L’Heineken Jammin’ Festival 2007 e la finale di quest’anno per lo Sziget Festival di Budapest. La cantante, Lucia, si presenta sul palco in nero, perfettamente intonato al colore chiaro della sua pelle e alle strisciate di rossetto che vanno a formare le parole Feuer Frei, Cheap e Indie Die, titolo del pezzo forte estratto dal loro Ep, Uncool. L’aggressiva esibizione della band è soprattutto nelle mai docili corde vocali di Lucia e nella perla rappresentata da Paris Hilton up your ass, l’anatema contro tutte le Paris Hilton in salsa pornografica e ben vestite.

A salire sul palco per terzi sono i portabandiera italiani dell’hardcore melodico, i Lombardi L’invasione degli omini verdi, Ale (voce), Giò (chitarra, voce), Patrick (basso, voce) e Mauri (Batterista). Il buio inizia la sua discesa sull’Anfiteatro Fausto e a riscaldare l’atmosfera ferma è un palco di corpi agitati e in tumulto, è un po’ quello che traspare dalla loro scaletta, Violentami, distruggere, Non c’è più tempo e la chiusura di Rottami, tutte frutto della loro intensa attività da studio che ha prodotto 5 dischi, dal primo demo autoprodotto fino a Mondo a parte, risalente al 2007.

in un continuum ideale, la successiva esibizione dei The Zen Circus è quanto di più azzeccato ci possa essere. Nati nel 1999, sono la visone folk dell’alternative italiano e stanno per consegnare ai proprio fans il loro primo disco cantato per lo pi&ugrave ;hpim1126 in italiano, dal titolo inequivocabile di Andate tutti affanculo, previsto in uscita per il mese di settembre del corrente anno. Sono eccessivi, sul palco e fuori, sono poliglotti ed equivoci, inglese, francese  e un incomprensibile serbo-croato. Hanno il loro vocabolario, fanculo, figlio di puttana, gente di merda, e tutta una lunga serie di parole che fanno pensare ad una sana incazzatura con il mondo. La gente sotto il palco è lì soprattutto per cantare pezzi come vent’anni e gente di merda, estratta dalla compilation Il paese è reale, prodotta dagli Afterhours, e per la promozione della quale questi ultimi si sono “venduti” al palco di Sanremo, oppure il cavallo di battaglia, Figlio di puttana. Sembra di essere in un vero e pro prio circo, si passa dalle semplici sfuriate da headbangers fino alla chicca, l’arrampicata di Appino sulla torre dell’amplificazione, la gente è estasiata, l’organizzazione spaventata, ma fa tutto parte dello spettacolo. La chiusura è affidata a Sailing song, con il batterista, Karim Qqru in giro per il palco a prendere a calci il rullante.

Gli applausi a scena aperta ricoprono l’intera arena e sono l’apripista ideale per l’entrata in scena dei genovesi Meganoidi, che sfondano la barriera del buio della notte e fanno fuoco su quello che resta di questa fredda ma accogliente giornata. In giro per promuovere il loro nuovo album, uscito nell’aprile di quest’anno, Al posto del fuoco, i Meganoidi hanno nel cohpim1134rso della loro carriera mutato le loro generalità musicali a partire da quel Into the darkness, into the moda, che ind ossava vesti tipiche dello ska-punk, fino al prog-rock dei giorni nostri, non c’è un ideale momento di pausa, tranne quando, in confidenza, il cantante Davide parla al pubblico come se si rivolgesse ad un fratello, mentre scorrono i migliori anni della loro vita, Meganoidi, Inside the loop, M.R.S., Supereroi vs. la municipale e si mostra quello che si è adesso, Altrove, Dighe, Dune, Aneta. Ma il nome che il pubblico chiama è uno solo, Zeta reticoli, e quando il basso comincia, inconfondibilmente a scandire le prime note  del pezzo, la gente e il concerto in se raggiungono il climax come in una venuta generale che è un po’ una medicina per qualcuno che ne aveva davvero bisogno. La soddisfazione nel retro palco &egra ve; univoca. I gruppi, affaticati ma sorridenti, l’organizzazione ancor più stanca, se si vuole, ma piena di soddisfazione per qualcosa che alla fine è riuscita nel migliore dei modi.

La storia dell’Ephebia festival merita un appunto, nel giugno di quest’anno, l’amministrazione comunale di Terni, disattende impegni presi in precedenza affermando che è prevista una riduzione degli investimenti per l’organizzazione del festival, spiazzando in questo modo tutti quelli che si impegnavano a rendere reale quest’evento. Attraverso un vero e proprio fiume di firme (1300 c.a.) è stato possibile dimostrare che non si tratta di un qualcosa organizzato per pochi intimi. L’ottima riuscita di quest’edizione è da attribuire non solo al cast di musicisti che si sono alternati sul palco, ma soprattutto ai ragazzi fantastici dell’organizzazione, che nonostante tutto hanno fino all’ultimo lavorato professionalmente per far si che tutto andasse liscio. A furor di popolo l’applauso più grande lo meritano loro

www.ephebia.it

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