C’è del marcio in Danimarca! Diceva Shakespeare. Ma dal lavoro del terzetto danese non se ne avverte la sensazione. “The plot” è l’album che non ti aspetti dalla band che non conosci. Ormai si va verso una polivalenza indiscutibile, e chi ha più braccia per suonare più “roba” è a tutti gli effetti un mostro e un essere al di fuori di ogni portata per i comuni mortali. E i WhoMadeWho, permettetemi di affermare, di gran lunga il nome più orrendo e scialbo della storia del rock, sanno mescolare bene tutte le carte fino quasi a renderle irriconoscibili. La loro è una scienza esatta totalmente fuori controllo.
Gli WhoMadeWho sono Tomas Hoffding (basso, voce), Jeppe Kiellberg (chitarra, voce), Tomas Barford (batteria) e sono l’incrocio di diversi periodi storici, o per meglio dir e, son oil risultato di un ennesimo tentativo dell’indie di trasformarsi. Strano a dirlo ma a loro la mutazione è riuscita e in questo album mettono in evidenza i tratti più marcati della loro posticcia “genialità”. È una sorta di caratterizzazione che prende diversi aspetti del loro agire, come il presentarsi sul palco in tutine nere con scheletri aerografati sopra, o per assurdo, vestiti da pulcinella, certo non è con loro che scopriamo quanto faccia bene alla musica essere fighi o controversi su un palco, teniamo solo in considerazione come a loro riesca bene tutto ciò. Un po’ questo “The plot” è la rivisitazione di alcune epoche non molto lontane del mondo della musica, con le quali, bene o male, un po’ tutti hanno provato a confrontarsi, a loro riesce bene il tentativo. I primi pezzi, in special modo la title-track, The plot, e Trickster si fanno apprezzare moltissimo e sono dotate di coralità strumentistiche fantasiose. Passare le giornate ad ascoltare musica, come fosse un “mestiere”, a volte può risultare fastidioso se ti capitano cose che non useresti neanche per livellare tavolini.
Ma più scorrono le tracce di questo “The plot” e più sono convinto che lo terrò riposto per riascoltarlo. Un motivo in più per farlo è il sussulto di basso in Keep me in my plane o la cavalcata molto stoner di This train, della quale vi consiglio di guardare il video, assolutamente indimenticabile. Keep me in my plane, This train, si vede che l’album è stato messo in piedi nelle pause di un tour? La successiva Office clerk ha i ritmi molto più ballabili e un cantato cantilenante che non diventa mai fastidioso, così come i synth nella liquida e un po’ sgraziata Ode to joy o la più suonata Cyborg. Effettivamente non è facile etichettare questo gruppo, e per uno come me, che si considera un po’ uno stakanovista delle etichette è una mezza sconfitta. Stanotte chiuderò si e no un occhio, colpa anche dei WhoMadeWho e di questo loro stramaledettissimo “The plot”!
Taste: Keep me in my plane, This train, Office clerk