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Fine Before You Came – S f o r t u n a

2009 - La Tempesta, Triste, Ammagar
post/hardcore/rock

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Tracklist

1. Lista
2. Buio
3. Fede
4. Natale
5. Piovono pietre
6. O è un cerchio che si chiude
7. VIXI

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“Maledetta s f o r t u n a”, non averli incontrati prima.
“Maledetta s f o r t u n a”
, vederli impatanati per anni in una vecchia scena, interpretata alla perfezione, dimenticata e maltrattata da tutti.

Finalmente i Fine Before You Came hanno preso il coraggio a due mani, si sono tolti di dosso certi abiti scomodi,
si sono rivoluzionati e se ne sono usciti a testa alta, sconfitti trionfatori nella nostra Italia in picchiata.
“S f o r t u n a” è un disco in bianco e nero, da ascoltare e riascoltare senza paura di emozionarsi, senza paura  di rimanerci sotto, sconvolti da schegge di grigio e sofferenza che si infilano dolorose tra le nostre angosciose nostalgie.
É qualcosa di autentico e umile, urgente e viscerale, come se il bisogno di urlare facesse male allo stomaco e agli organi intaccati dalla noia e dalla delusione.
É come sedersi in un bar di periferia, guardare il nulla, la pioggia, parlare del nulla, di donne che ci hanno fatto male, di cose brutte che abbiamo vissuto o che abbiamo sognato di vivere in un vortice di fantasmi che tornano a farci sentire sulla pelle il passato e il suo sapore sempre più amaro.
É come leggere un romanzo, un romanzo punk, di sfortune quotidiane, di vite buttate qua e là, in qualche sottoscala  della mente o in qualche sottoscala per davvero.
Ricorda i Fugazi, gli Slint, i Santo Niente, gli Altro, i Kina, la pioggia, perfino i Mogway, il grigio, qualche ragazza che se n’è andata troppo presto, qualche amico che se n’è andato troppo presto, qualche stupida delusione calcistica, qualche
indimenticabile viaggio andato a male, gli occhi pieni di lacrime e di saliva, offese gratuite e rimangiate, troppe parole non dette che piovono come pietre ogni santo maledetto giorno, troppi rimpianti che ci riempiono le tasche vuote.

É difficile crederci, ma c’è ancora qualcuno che si accorge che lì fuori non c’è il sole, che è tempo di guardarsi dentro, senza filtri, e, anche se fa male, farlo a fondo, fino a smettere di sognare il giorno in cui saremo
veramente felici.
“S f o r t u n a” è uno specchio rotto in sette pezzi, come le tracce che lo compongono e che riflettono la nostra immagine distorta e appesantita, precaria e inquieta, figlia di un perenne malessere, stupendo malessere, che
ancora ci meravigliamo a sentirlo cantare.
Fuori dagli schemi e da ogni aspettativa, in lingua italiana, che sarebbe la nostra lingua madre, che sarebbe la lingua della poesia, “S f o r t u n a” è un maledetto capolavoro.

Scaricate “S f o r t u n a”,  vi prego.

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