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Pearl Jam – Backspacer

2009 - Universal
rock/alternative/grunge

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Tracklist

1. Gonna See My Friend
2. Got Some
3. The Fixer
4. Johnny Guitar
5. Just Breathe
6. Amongst The Wave
7. Unthought Known
8. Supersonic
9. Speed Of Sound
10. Force Of Nature
11. The End

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Mi piacerebbe poter dare un titolo a questa recensione, che sarebbe: “Backspacer”, un album che giunge a portare un po’ di luce nella vita di tutti noi”.
I tempi cambiano e si affronta il disagio in maniera diversa. Ma l’America, nonostante la crisi, grazie soprattutto all’elezione di Obama sta respirando aria di speranza e di evoluzioni e i Pearl Jam non potevano che cantare e suonare di sogni e di amore.
Questi sentimenti positivi infatti, pervadono ogni canzone di “Backspacer” (prodotto da Brendan O’Brien), sia musicalmente che nei testi, rendendo l’album quasi privo di momenti memorabili in realtà, esaltando piuttosto un momento di ben accetta spensieratezza e felicità senza cadere però mai nella superficialità naturalmente. Si è sempre esaltato il disagio per riuscire a tirar fuori qualcosa di davvero geniale, ma in questo caso, anche se manca una canzone come “Jeremy”, certo non ci si può lamentare della profondità delle parole di Vedder, nonostante i brani siano estremamente energici e carichi di vitalità.

Basti sentire brani come “Gonna see my friend”, esplosiva traccia d’apertura, “Got some”, “The fixer”, “Johnny Guitar”, “Supersonic”, “Force of nature” per capire che siamo alle prese con dei Pearl Jam quasi ringiovaniti, come giunti all’alba di una nuova età e di una nuova epoca.
Quasi una sorta di nuova adolescenza, che però non riesce più a farli soffrire, perchè affrontata con la maturità e la consapevolezza acquisita negli anni. E poi diciamocelo, ci mancava sentire un po’ di rock vecchia maniera, con dei musicisti che sanno quello che fanno, suonando come si deve ogni strumento e facendo fare alle chitarre dei veri riff da capogiro.

Ballate come “Amongst the Waves”, “Unthought Known”, “Speed of sound” invece, oppure lenti come “Just breathe” e la conclusiva “The end”, entrambe, queste ultime, con un rimando al disco solista di Vedder, colonna sonora del film “In to the Wild”, riescono ad evocare sentimenti di malinconia e di nostalgia, che non portano mai dentro di se malessere, ma piuttosto un diffuso senso di solitudine ben goduta. Come se si fosse giunti finalmente alla conclusione che per imparare ad essere in pace con il mondo, amando e sapendo apprezzare tutte le bellezze che la vita ci pone di fronte, bisogna prima imparare a stare bene con se stessi. Ed Eddie in questo è una sorta di maestro, perchè Vedder è uno che la vita se l’è sempre goduta fino in fondo, vivendo di musica e di cavalcate sulle onde. La carriera dei Pearl è una carriera davvero molto lunga, tanto che la band l’anno prossimo festeggerà il ventennale della sua nascita. Ma nonostante i cambiamenti apportati a livello musicale, il gruppo di Vedder è sempre restato ben saldo ai propri principi e valori, riuscendo a non perdersi mai nelle oscure strade della droga e del male di vivere che si sono portati via colleghi come Cobain e Staley , tutti usciti dalla scena di Seattle come i Pearl Jam.

“Backspacer” molto probabilmente non rimarrà nella storia come altri dischi del passato della band, ma quello che è certo è che i giovani d’oggi, che dovessero venire a conoscenza dei Pearl Jam con questo album, non si rinchiuderanno come noi nel buio delle nostre camerette ad ascoltare “Ten”. Loro, a dispetto dei tempi che corrono, usciranno alla luce del sole gridando un semplice “Yeah” come Eddie in questo suo nono album e il loro cuore si riempirà di speranze e di sogni ancora non infranti, credendo in qualcosa, dando una chance a se stessi e alla vita.
Insomma, con una giusta dose di rabbia e di forza d’animo queste nuove generazioni potranno iniziare ad odiare e a maledire tutto una volta diventati adulti e non a 15 anni, perchè loro avranno “Backspacer” a consolarli e a fargli da colonna sonora di un’intera esistenza e ciò nessuno potrà mai negarglielo, almeno questo. I tempi cambiano e così gruppi inossidabili come i Pearl Jam e insieme a loro, a questo punto, confidiamo in un’epoca un po’ più serena per tutti.

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