Sono gli anni ’70, e i protagonisti di questa storia sono il Libano, il Freddo e il Dandi.
Sembra l’inizio di una puntata di “Blu notte”, invece siamo a Roma, e loro sono i figli delle stelle: loro sono la Banda della Magliana, e questo è “ Romanzo Criminale“.
L’amicizia dei tre nasce negli anni Sessanta, quando sono ancora ragazzini, e al secolo furono Franco Giuseppucci, Maurizio Abbatino e Enrico De Pedis. Insieme ad un altro ragazzino decidono di rubare un’auto ma, mentre stanno fuggendo, il loro amico viene ferito dalla polizia. Sarà dentro una roulotte sulle spiaggie di Ostia, il covo della banda, che sceglieranno i loro soprannomi: il Freddo (Kim Rossi Stuart), il Libano (Pierfrancesco Favino ), il Dandi (Claudio Santamaria) e il Grana. Quest’ultimo, ferito gravemente, muore all’interno della roulotte a causa delle ferite riportate, mentre gli altri scappano: questa storia li legherà come fratelli per il resto della loro vita, e li porterà, come si dirà poi, alla conquista di Roma.
Da qui nasce la Banda della Magliana, e da qui inizia “Romanzo Criminale”, film di Michele Placido su soggetto dell’omonimo libro di Giancarlo De Cataldo e che racconta la storia della Banda dagli inizi fino alla tragica fine (anche se un po’ diversa dalla realtà), passando per i più importanti fatti della cronaca italiana di quegli anni, fatti che hanno sconvolto l’Italia intera.
“Romanzo Criminale” non è il solito film all’italiana: Placido è riuscito infatti a costruire un film pungente, con un ritmo sempre più incalzante ed, anche grazie all’uso della lingua della borgata, il romanesco, si improvvisa moderno Pasolini, riuscendo a raccontare egregiamente la storia di questi Ragazzi di vita.
Perché il crimine paga, almeno al cinema.
a cura di Gloria Brusamento