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Rise Against + Thursday + Poison the Well – Musicdrome, Milano, 3 novembre 2009

Ormai sono abbonato ai gruppi spalla. Non ho idea del perché. Mi succede sempre più spIMG_4816esso di preferirli al nome scritto in grande sul cartellone. Diretta conseguenza: mi pongo svariati  interrogativi riguardo la validità dei miei gusti musicali e/o del mercato discografico. Ma con i Rise Against è un caso particolare, poiché con loro il fenomeno rasenta la patologia.

La prima volta che li vidi fu all’Estragon di Bologna un paio di anni fa. Pubblico principalmente in età scolare ma lo si sapeva. Allora di spalla c’erano i The Bronx con quel loro cantante/scaricatore di porto a dominare la scena (non dal palco ma bensì lanciandosi a pogare/cantare/sudare in mezzo al pubblico composto da innumerevoli marines americani assetati di mosh); la band di McIlrath fece il pienone, suonò discretamente il proprio hardcore melodico/punk rock, e scandì i soliti slogan da manifestazione del sabato mattina, per intenderci quelle che fai a 16 anni per saltare l’interrogazione di matematica e bere vino scadente nelle fredde mattine di novembre. I Rise Against li dimenticai in fretta mentre le manifestazioni scadenti oggi mi mancano parecchio (coerentemente con l’ondata di nostalgia per il lustro 98-03 , suppongo dovuta all’avvicinarsi lento ma inesorabile dei 25).
Ma perché tutta questa lunga introduzione condita da una buona dose di dettagli assolutamente inutili direte voi? Ebbene perché il loro concerto al Musicdrome è stata una fotocopia di quello di Bologna. Anche qui c’è il pienone. E l’età media dei paganti è rimasta bassa, cosa che può dare molte e varie indicazioni riguardo la loro musica, dal “sono un buon punto di partenza verso certi generi” al “fanno musica che va bene quando di anni ne hai 16” (più o meIMG_4799no le due frasi vogliono dire la stessa cosa , solo che in modo leggermente diverso). Ognuno legga il dato come preferisce. Solo che ieri non c’erano nemmeno troppi facili slogan politici ,sostituiti da un cartellone di auguri pieno di cuoricini per i 30 anni del cantante, il tutto in perfetto stile Marco Carta. Ah come cambiano i tempi! Ah non ci sono più i 16enni di una volta! Un tempo noi si che avevamo una coscienza politica! Tutte frasi provenienti dal pubblico più anziano, me compreso, tutte grandi cazzate comunque.

C’è da ammettere però  che anche le qualità dei Rise Against non risentono del tempo che passa. Energia, presenza scenica e capacità di coinvolgere. In questo sono rimasti dei maestri. In più sfoderano una scaletta lunghissima, ci buttano dentro tutti i loro classici e molti lavori dal loro ultimo album. Se fossi stato un loro fan probabilmente sarei stato entusiasta, e questa è la sensazione che mi trasmettono i volti vicino a me.

Ma veniamo ora agli “opening act”. Gruppi che potrebbero benissimo essere (e spesso sono) head-liner, ma che in Italia sono poco conosciuti e quindi devono affiancarsi a nomi più conosciuti.

I Poison the Well aprono alle 20.00 (!!!), e suonano un buon metalcore per circa mezzora. Il pubblico è ancora poco ma loro tengono benissimo il palco. Tecnicamente capaci, il cantante in particolare gestisce molto bene il passaggio da urlato a melodico, tallone d’Achille di molte band del genere. Anche qui c’è qualche marine americano che tenta di far partire il mosh ma in risposta ottiene solo qualche occhiataccia condita da qualche risatina.

A seguire ci sono i Thursday. Nel recensire il loro concerto devo premettere il mio non pIMG_4755oter esser del tutto imparziale anche se farò del mio meglio al riguardo, in quanto per loro ho avuto molto più di una semplice cotta adolescenziale. Suonano un emocore vero, che poco ha a che fare con i gruppi che MTV etichetta tali, che spesso in realtà dovrebbero andare se non sotto la voce “circo”, sotto quella “pop” (non ho nulla né contro il pop né contro il circo, anzi sono entrambi due espressioni culturali adorabili, ma trovo giusto chiamar le cose col proprio nome, è semplice) .Detto ciò iniziamo dalla scaletta rasente la perfezione per i 45 minuti a loro disposizione. Ci sono i classici come “Understanding in a car crash” “Autobiography of a Nation” ,“Division St.” e “Paris in Flames”, un paio di validissime canzoni dal loro ultimo lavoro e pure un inedito che ben promette per il futuro. Chiudono con una “Jet Black New Year” da pelle d’oca. La voce di Geoff Rickly verso la fine dell’esibizione ha un paio di esitazioni, ma sono del tutto perdonabili considerando come la usa e cosa riesce a farci durante tutto il resto del concerto, ivi compreso tenere tutti gli occhi incollati su di sé grazie ad una presenza scenica e un carisma non comuni. Finita l’esibizione dei Thursday rifletto su quanto io sia contento di esser riuscito a sentirli finalmente dal vivo e nel contempo su quanto ormai anche loro, purtroppo, stiano facendo il loro tempo. Ogni età e momento della vita ha la sua colonna sonora e loro non sono più la mia. Assorto in filosofici pensieri, mi allontano un poco dal palco mentre inizia il sound check dei Rise Against e mi accorgo che il Musicdrome si è riempito quasi completamente. Riprendo contatto con la realtà e di colpo mi ricordo che sono loro i veri headliner e che io ultimamente soffro di una strana patologia che mi porta a preferire i gruppi spalla ai main act.

a cura di Michele Marcolongo

www.riseagainst.com

www.thursday.net

www.myspace.com/poisonthewell

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