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Jaga Jazzist – One Armed-Bandit

2010 - Ninja Tune
post/progressive

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Tracklist

1. The Things Introduces…
2. One-Armed Bandit
3. Bananfluer Overalt
4. 220 v/Spektral
5. Toccata
6. Prognissekongen
7. Book of Glass
8. Music Dance Drama
9. Touch of Evil

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Come in una sorta di incantesimo perfettamente riuscito l’elegante e fredda orchestrina norvegese che risponde al nome dei Jaga Jazzist, dimentica trent’anni di rivoluzioni musicali, e si risveglia direttamente negli anni ’70, con la frenesia punk e i lustrini pop ancora tutti da farsi.

Quello che sembrerebbe essere la trama di un qualche nuovo avanguardistico gioiellino della cinematografia scandinava è in realtà “One Armed-Bandit”, nuovo disco degli appunto Jaga Jazzist.
Messa un po’ da parte quell’elegante fusione tra jazz ed elettronica, dismessi, almeno un po’, i panni di fighettini da martini e lounge club che, diciamocelo chiaramente, lasciavano sempre con il sorriso sulle labbra, ma anche con un sonante senso di incompiuto, il collettivo norvegese si addentra in territori nuovi, scomodi e pericolosi. Perchè, se suonare progressive nel 2010 può risultare pressochè fuoriluogo, rileggere quella scena con l’ottica e gli influssi post degli ultimi dieci anni può suonare magicamente blasfemo.
Gliene vorranno i cultori del prog, ma “One Armed-Bandit” è come suonerebbe un disco progressive se i cultori del progressive non fossero tutti tremendamente ancora fermi al solito polveroso punto di partenza.

L’opera, perchè di opera si può ragionevolmente parlare, è una sorta di ideale colonna sonora, psichedelica e ipnotica nell’incedere, epica e barocca nei dettagli e nella loro cura maniacale.
Il combo norvegese, lanciatosi nell’ardua impresa di riscrivere l’originale utopia progressive con le regole calligrafiche attuali, riesce a sorprendere pur privandosi delle idee avanguardistiche dei precedenti lavori, mettendo in piedi un impianto sonoro sostanzialmente perfetto, fatto di cambi di tempo in stile free jazz, cavalcate di stampo addirittura zappiano e una certa razionalità nello scrivere i pezzi figlia di gente come Tortoise (non a caso dietro al mixer c’è John McEntire dell’ensemble canadese) e Soft Machine.

Il rischio, grosso, era di cadere in una sterile sequela di esercizi di stile, buoni solo per amanti del genere e critici loquaci. Invece, “One Armed-Bandit”, pur riportando alla luce schemi e stili di una musica quasi morta e sepolta, nasconde inequivocabili perle e si aggira leggiadro in un mondo fantastico e meraviglioso, dove, a dispetto dei pregiudizi e del gusto moderno orientato verso la soppressione di dettagli superflui, orchestrine scandinave di 9 elementi e quasi il triplo degli strumenti, riesce a suonare calda, armonica e sensuale come non mai.

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