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Johnny Cash – American VI: Ain’t No Grave

2010 - Lost Highway
folk

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Tracklist

1. Ain't No Grave (Gonna Hold This Body Down)
2. Redemption Day
3. For the Good Times
4. I Corinthians 15:55
5. Can't Help but Wonder Where I'm Bound
6. A Satisfied Mind
7. I Don't Hurt Anymore
8. Cool Water
9. Last Night I Had the Strangest Dream
10. Aloha Oe

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THE MAN IN BLACK sembra ancora lì, dall’alto della sua statura osservare quello che accade a noi comuni mortali. Mai tanto venerato come in questo ultimo decennio. Omaggi, film e già due dischi postumi lo ricordano a scadenza quasi annuale, rievocandone le gesta, la voce, la musica e le parole. Di lui ricordiamo il medio alzato, con la chitarra a tracolla, che anticipava il punk di molti anni e ora quasi a voler esorcizzare la morte , lo possiamo anche ricordare bambino, come compare nella copertina di questo ultimo ” American”.

ULTIMA FERMATA. A sette anni di distanza dalla sua morte, esce il secondo disco postumo di Johhny Cash. Quando muore un’artista, ancor di più se una leggenda come Cash, c’è sempre il rischio di grattare il fondo del barile nel far uscire a tutti i costi una raccolta di canzoni rimaste inedite.

Con Cash, fortunatamente, questo pericolo sembra scongiurato. Dopo American V: Hundred Highways del 2006, ecco che Rick Rubin assembla le ultimissime registrazioni che dovrebbero (il condizionale è ancora d’obbligo) porre fine alla lunga saga delle American Recordings.

Cash, dopo un lungo periodo di oblio, proprio grazie all’interessamento del grande produttore americano , ritornò a nuova vita artistica, riconquistando il vecchio pubblico ma soprattutto acquistando l’interesse del pubblico più giovane, reinterpretando alla sua maniera i classici più disparati del rock moderno, dagli U2 a Beck, dai Soundgarden ai Nine Inch Nails.

Questo sesto capitolo è leggermente inferiore al precedente, ma la presenza dell’ultimissima composizione scritta da Cash, varrebbe da sola l’acquisto. I “Corinthias 15:55 è il riadattamento del testo sacro e sembra essere profetica. La voce di Cash, si sente, è sempre più stanca ma riesce ancora ad essere evocativa e piena di quel pathos che sparse nei precedenti cinque capitoli. Il traditional “Ain’t No Grave” ricorda la bellissima “God’s Gonna Cut You Down”ma è stupenda e apre l’album nei migliore dei modi. “Redemption Day di Sheryl Crow è una ballad country oscura e tenebrosa.

Quasi come uno scambio di favori, “For The Good Times” di Kris Kristofferson è una delle migliori canzoni del disco. Kristofferson, grande amico di Cash, non mancò di omaggiarlo nel suo ultimo e splendido disco Closer To The Bone nella canzone “Good Morning John”. Il disco a differenza dei precedenti, presenta composizioni di vecchia data come “Can’t Help But Wonder Where I’m Bound” di Tom Paxton, la western Cool Water” di Bob Nolan o come il finale affidato ad Aloha Oe”, canzone dai forti toni hawaiiani. Ad accompagnare Cash in questo ultimo viaggio, gli stessi musicisti del precedente lavoro, tra cui spiccano Mike Campbel alle chitarre e Benmon Tench al piano.

La voglia di farsi cullare ancora una volta dalla sua voce, saggia e protettrice è un’ esperienza che sembra travalicare il mistico, sentire ancora la voce di Cash cantare nuove canzoni e raccontare nuove ma vecchie storie tra speranza e voglia di redenzione, riduce sempre più la distanza tra noi comuni mortali e QUELL’UOMO NERO che da lassù sembra impartire ancora lezioni.

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