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Africa Unite – Rootz

2010 - Universal
reggae/dub

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Tracklist

01. Così sia
02. Sensi
03. Music 'n' Blood
04. Blood 'n' Dub
05. Here And Now
06. Mr. Time
07. Si
08. Pon Di Phone
09. Reality
10. Il Movimento Immobile
11. The Lady
12. E Dub Sia
13. Cosa Resta

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Alcuni dischi sembrano uscire puntuali per segnare un determinato passaggio nella vita delle persone. Per me lo è “Rootz” il nuovo album dei torinesi Africa Unite. Disco che sembra riazzerare il tempo e fare ripartire una vita creando nuove sensazioni e pensieri che se da una parte rimandano inevitabilmente al passato dall’altra vogliono essere un nuovo punto di ripartenza.

Ripartenza che sembra materializzarsi anche nei suoni di “Rootz”. “Radici” che riportano gli Africa Unite indietro nel tempo a recuperare quelle sonorità tradite in parte dal loro ultimo album uscito “Controlli” (2006) che sembrava strizzare un pò troppo l’occhio al dub e all’elettronica, anche se bisogna dare merito a loro di non essersi mai fossilizzati su un suono ma di aver sempre cercato imput e strade nuove per non essere troppo ripetitivi e si sa che in un genere come il reggae, il pericolo è dietro l’angolo. Oramai in pista da quasi trent’anni, gli Africa Unite recuperano quel calore che il ripescaggio della sezione fiati (un ben tornato a Mr.T-Bone e Paolo Parpaglione) dona soprattutto se si decide di tornare al roots-reggae.

Il suono Africa è ormai riconoscibile, così come lo sono le voci e menti-pensanti del gruppo. Bunna e Madasky oltre ad essere i compositori di quasi tutte le tredici tracce del lavoro sono da sempre la coppia-icona del gruppo su cui neglli anni hanno ruotato diversi musicisti.

“Rootz” ad un primo ascolto rimanda certamente a “Mentre fuori piove” album uscito nel 2003. Equilibrato nel saper sapientemente mischiare canzoni dai testi di forte denuncia sociale e politica con testi più leggeri e funny ed episodi più propriamente strumentali e dub dove la mano di Madasky è più presente. Anticipato da un vero e proprio NON-singolo, “Cosa Resta”, uno spoken-reggae in cui è forte la denuncia del sistema politico odierno presente in Italia, sempre più impegnato nel controllo mediatico dei sistemi d’informazione che ai reali problemi che affligono lo stivale. La canzone sembra essere un impietoso affresco degli avvenimenti politici dell’ultimo anno. Anche l’apertura affidata a “Così sia” è una forte denuncia nonchè un elogio alla diversità in tutte le sue forme, soprattutto quella sessuale, andando così CONTRO a certo reggae giamaicano di natura molto omofobica. Ma si sa comunque che il reggae degli Africa Unite si stacca molto da quello giamaicano, abbracciando di più quello anglosassone , e lo si può anche sentire in una traccia come come “Si”, molto vicina agli inglesi Steel Pulse.

“Il movimento immobile” è una forte presa di posizione contro l’inquinamento ambientale, mentre “Mr.Time“, classica spoken song di Madasky è improntata sull’incedere del tempo e l’importanza di vivere il presente e quindi il nostro passaggio su questa terra senza lasciarsi deviare la vita da  falsi Dei di qualunque religione siano. Numerosi anche gli ospiti, da Patrick Benifei ai cori in tutte le canzoni, da l’ormai “divo italiano” adottato dai giamaicani, ALBOROSIE nella divertente “Reality”, dalla cantante  tarantina Mama Marjas nello steady-reggae di “The Lady”, Jacopo cantante dei Mellow Mood di Pordenone nella canzone d’amore “Sensi” e i Franziska in “Here and Now”.

Gli Africa Unite dall’alto dei loro trent’anni di carriera si riconfermano veri e unici portabandiera del reggae made in Italy, poco intenzionati ad abdicare dal trono che spetta loro, anzi, consolidando il tutto con uno dei loro migliori album in assoluto, che sicuramente farà piacere a nuovi e vecchi fans, contribuendo anche ad un continuo cambio generazionale di pubblico, che non fa che confermare l’onestà e la professionalità di una band che ha sempre lavorato e suonato lontano dalla grande ribalta e ciò nonostante, è riuscita a crearsi un seguito fedele ed appassionato.

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