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Interviste

Intervista a ZIBBA & ALMALIBRE

“Una Cura Per Il Freddo”, ultimo lavoro di Zibba & Almalibre è un disco eclettico, variegato e sorprendente, giusta soluzione per il gelo, che sia quello dell’anima o quello portato dal vento, poco importa. Quattro chiacchiere con i protagonisti, che non fanno mai male. Intervista a cura di Daniele Mosca.

Nel disco vengono più volte citati i piedi, che sono protagonisti anche nella copertina. Che rapporto hai con i piedi? Cosa rappresentano per te?
Sono un amante del piede femminile. Sessualmente sono sempre stato attratto da questa parte del corpo. Poi negli anni sono passato da una condizione di “preso in giro” dagli amici che mi sentivano parlare dei piedi delle ragazze piuttosto che di altre parti del corpo, fino a scoprire che sono molti ad avere questa mania. E molti anche in fase più cronica della mia. Non si può spiegare. è una parte del corpo che quando ben curata è molto affascinante. I piedi in copertina sono della mia compagna, i migliori che abbia mai visto in vita mia. Sono fortunato.

Il sound del nuovo disco è molto differente, più maturo per certi versi, rispetto ai precedenti. Cosa è cambiato in questi ultimi tempi? E come pensi che questi tempi siano cambiati.
Cambia tutto ogni giorno. Il nostro sound, come i testi, seguono il susseguirsi delle cose. I cambiamenti interiori e quelli dell’ambiente che ci circonda. Cos’è cambiato in giro? Non lo so. Forse che stiamo passando? Forse che finisce l’era delle televisione. Forse che adesso ho una cabina armadio ma nella stessa casa di prima. Forse che quando mi sveglio ho ben chiaro quello che voglio essere nella vita. Lotto con i miei mezzi per portare gioia e armonia dove posso. è cambiato tutto e non è cambiato niente. Siamo sempre qui. Tu a fare domande ed io a rispondere.

Il tema dei sentimenti e l’importanza della famiglia sono sempre presenti nel tuo lavoro: pensi che i giovani abbiano ancora a cuore le stesse cose, o l’immediatezza e la velocità dei rapporti abbiamo creato una nuova forma di “sentimento al consumo”, che non lascia nulla? Mi viene in mente Rockenrol, in cui parti dell’ipocrisia di questa società e di quel che poi davvero ci piace.
L’altra notte tornando a casa fuori da una discoteca ho visto alcune scenette di baldi giovinastri poco più che diciottenni intenti nel picchiarsi, aggiustarsi i reggipetti e i tacchi vertiginosi, prendersi in giro, barcollare ubriachi e agitarsi e urlare in preda alla coca. Ho bestemmiato amico mio. Avrei voluto prenderli tutti, metterli davanti alla foto dei loro genitori a ventanni. Avrei voluto fermarmi e chiedere ad ognuno di loro cosa si aspettano dalla vita e cosa stanno facendo perchè questo accada. L’uomo è nato per amare e stare bene. Non per altre mille cose inutili e distruttive. Se i valori della famiglia e dell’amore stanno uscendo dai principi fondamentali dell’uomo dobbiamo fare qualcosa per riportarli a casa. Lo so, con la musica c’entra poco. Ma… sono su un palco. Ho la possibilità potenzialmente di arrivare a molti. E faccio la mia parte.
Per quanto mi riguarda, ti rispondo che io non riesco a parlare d’altro. Amore. Non abbiamo bisogno d’altro. Siamo figli di un mondo che non dovrebbe essere così? Chi ha forza capisce. Chi ne ha meno si adegua. Chi ne ha in abbondanza faccia qualcosa!

Molti, come il sottoscritto, sperano nel tuo successo, anche per riportare la musica italiana ai livelli che merita. Ritieni che i personaggi provenienti dai reality show danneggino, in qualche modo, chi, come te, fa la “gavetta” portando la propria musica nei locali?
Per fortuna non mi tocca il successo di chi partecipa ai reality. Non è lo stesso campo da gioco. Non c’è rivalità. Loro fanno la loro cosa, alcuni bene altri male come in ogni ambiente. Non è questo che non funziona. Ma ci sarebbe da fare una conferenza in merito. Dal festival di Sanremo ai Reality non si parla di musica. Sono shows. Spettacolo. Costruiti e curati perchè facciano compagnia alle persone che amano la tv. Quello che faccio io e che fanno la maggior parte dei miei colleghi è fare chilometri con il culo sul furgone per andare a suonare non si sa dove e non si sa come con la sola voglia di arrivare alla gente. E a noi la televisione, haimè, piace poco. Poche cose. Quindi non mi sento minacciato. Anzi. Sarebbe come paragonare un giudice antimafia a quello di forum. Due campi da gioco ben diversi. Mi ritiro per deliberare…

intervista a cura di Daniele Mosca

www.zibba.it

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