Disteso a fissare il soffitto, anche se un cielo stellato sarebbe l’ideale, fuori la pioggia cade a dirotto, allontanando quella voglia di primavera che il calendario vorrebbe alle porte. Bonnie “Prince” Billy, sembra accompagnare alla perfezione questa giornata uggiosa, di ozio e di poca voglia di fare.
Ho sempre accostato la figura di Bonnie a quella di una persona introversa che però riesce a stupirti con la sua simpatia e bonarietà, man mano che ne fai conoscenza e il cantautore americano (all’anagrafe Will Oldham) per farsi conoscere, sforna dischi a ripetizione, andando ad inflazionare una discografia su cui è sempre più difficile far ordine. La ricetta è sempre quella che ha fatto di questo solitario cantore uno dei migliori cantautori americani degli ultini venti anni, folk, country e blues sono sempre presenti anche se questa volta spogliati di orpelli.
Minimale nei suoni quanto colorito negli intrecci vocali di alcune canzoni come in With cornstalks or among them, Someone coming through o Go folks go dove si possono scorgere le ombre dei primissimi Crosby,Stills & Nash. Questa volta “il principe” si fa aiutare da The Cairo Gang, band guidata dal chitarrista Emmett Kelly, che lascia il segno nel crescendo dell’iniziale Troublesome houses o nella successiva Teach me to bear you dove fanno la comparsa delle chitarre elettriche nella coda finale. Purtroppo però, sembra un fuoco di paglia, in quanto le canzoni sembrano scorrere lentamente senza lasciare troppi ricordi, come in passato. Finito l’ascolto dell’album, che parte bene, rimane un qualcosa di incompiuto.
Sembra che l’ispirazione si sia persa per strada, lungo la marea di dischi usciti negli ultimi anni e un pò come il maestro Neil Young, anche Bonnie Prince Billy, secondo il mio modesto parere dovrebbe ragionare di più sulle proprie uscite, cosa che non avverrà mai in quanto istintivo e viscerale nello scrivere canzoni e nel modo di vivere e intendere la musica. Un disco che sicuramente accontenterà i suoi fedelissimi ma che rimane comunque ostico a chi vuole iniziare a conoscerlo e per questo rimando allo splendido I see a darkness (1999).
L’ozio e la poca voglia di fare si sono completamente impossessati di me. La primavera non vuole arrivare, buonanotte.