Quando proprio pensavamo di aver visto (e sentito) di tutto, ecco che spuntano fuori questi Heraclite, che tirano fuori dal cilindro un concept-album scritto e cantato in stretto greco antico (?!), ispirato ai pensieri e alle parole del celebre filosofo greco.
Canzoni tribali e primitive, una sorta di ipotetico punto di incrocio tra la musica afro-funk e la folk-music di qualche decennio fa, che si sorreggono tra loro per genialità e per l’assoluta mancanza di regole, fregandosene altamente degli stili musicali e delle mode del momento, andando a privilegiare un sound mistico e puramente emozionale.
Come avrete capito questi Heraclites non mancano certo di inventiva e creatività, ed il risultato (anche se dopo diversi e reiterati ascolti) non è certo da disprezzare, anche se sfugge a qualsiasi tentativo di critica e possibilità di “catalogazione artistico-musicale”.
La proposta degli Heraclite è veramente spiazzante e “schizoide”; in questi casi non si sa mai se parlare di genialità o di “operazione-spazzatura”.
Nonostante tutto la domanda sorge spontanea: “se ne sentiva davvero il bisogno?”