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Edda – In Orbita

2010 - Niegazowana
alternative/rock

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Tracklist

1. Suprema
2. Fango di Dio
3. Snigdelina
4. L'innamorato
5. Io e te

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Edda come vorrei…Edda come vorrei…cantavano gli Afterhours in Come vorrei da “Hai paura del buio?”(1997)
Un anno esatto. A settembre di un anno fa uscì Semper Biot quello che senza mezzi termini è stato l’album italiano che più mi ha accompagnato durante il mio continuo ascolto di musica giornaliero. Dall’autoradio, dalle cuffiette dell’i pod o dall’impianto stereo casalingo, la voce di Edda è uscita e ha invaso l’aria, trasmettendo positività e voglia di vivere a scadenze regolari. Se lo spiazzamento iniziale fu tanto e paradossalmente equivalente alla voglia di riascoltare il cantante della band italiana che più di altre mi ha accompagnato durante gli anni che mi hanno condotto verso la maggiore età, la consapevolezza di avere davanti agli occhi un oggetto di rara bellezza non è tardata ad arrivare.

I primi video casalinghi apparsi su Youtube, le indiscrezioni rubate a chi lo conosce di persona che mi parlava di un Edda “patentato” alla guida di un furgone per le vie di Milano (grazie Zymbah), hanno spazzato in un solo colpo tutte quelle “voci” che aleggiavano intorno all’uomo Stefano Rampoldi.
Dalla sua fuoriuscita dal gruppo si è detto di tutto e il contrario di tutto mettendo intorno alla figura di quel cantante così carismatico nella sua sgraziata postura sul palco, un velo di leggenda appartenente solamente ai grandi illustri cantanti dimorati nel paradiso degli artisti. Apparizioni, sparizioni, avvistamenti, smentite, viaggi e terre promesse e la verità mai così vicina a noi comuni mortali sempre attratti dalle pruriginose fantasticherie piuttosto che affrontare la cruda realtà.L’omaggio che questo piccolo disco formato da cinque canzoni vuole essere verso il suo interprete è quello di spronare l’artista Edda a continuare su questa strada, lui sempre così dubbioso sulla riuscita di questa rinascita artistica e sul suo futuro musicale. L’omaggio nasce da un breve set acustico in compagnia degli amici Andrea Rabuffetti e Sebastiano De Gennaro , tenuto nel mese di Marzo per RadioCapodistria, all’interno della trasmissione In Orbita condotta da Elisa e Ricky Russo.
Un anno trascorso tra le coccole dei vecchi fans, che non hanno mai smesso di pensare al giorno del suo ritorno, tra comparsate nella tv nazional popolare, con telespettatori che facevano la sua conoscenza per la prima volta e ignari di quello che Edda rappresentò per il rock italiano con i Ritmo Tribale nei primi anni novanta. Vecchi amici come Manuel Agnelli che non hanno esitato nel ridare all’uomo Stefano Rampoldi la ribalta che merita, invitandolo ad aprire alcuni concerti dei suoi Afterhours e poi ancora concerti su concerti, grandi festival e piccoli luoghi.
Ribalta che Edda, da anni impegnato come operaio in una ditta che piazza ponteggi, non si sarebbe più sognato di avere. Mantenendo sempre il basso profilo e la modestia che lo contraddistingue e che esce anche da queste cinque performances tra cui la riproposizione di Suprema di Moltheni, artista apprezzato da Edda e tra i pochi cantautori di questa generazione che lo abbiano colpito, lui ancorato alla musica dei suoi primi trent’anni, come spesso ama ripetere. Le altre quattro canzoni( Io e te, L’innamorato, Fango di Dio e Snigdelina) sono prese dal suo debutto solista e scritte a quattro mani con Walter Somà. Il disco pur nella sua brevità, riesce a cogliere quello che Edda riesce a trasmettere durante i suoi set acustici, fatti di improvvisazioni, di taglia ed incolla con altre canzoni di altri artisti, di cambi di frasi e parole, di scatti repentini e fulminei, di pause che la sua voce, senz’altro unica e originale in Italia, riesce ad accompagnare e seguire.
Statene certi, se il giorno in cui è stato registrato il mini concerto, Edda durante l’esecuzione di Fango di Dio ci ha visto bene inserire delle strofe di Mogol/Battisti e durante L’innamorato ha omaggiato Ferretti e i suoi CSI, in un altro concerto vi saprà stupire con altre citazioni lasciando andare la sua fantasia musicale, seguendo il solo canovaccio che i grandi artisti sanno seguire, quello dell’improvvisazione.

Ora non resta altro che dare a Stefano il segnale che siamo ancora in tanti a ricordarci di lui, cercando questo piccolo disco, che però come le più belle cose andrà conquistato andando ai suoi concerti o cercandolo sul sito della sua etichetta.

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