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Wavves – King Of The Beach

2010 - Bella Union
garage/rock/lo-fi

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Tracklist

1. King of the beach
2. Super soaker
3. Idiot
4. When will you come?
5. Post acid
6. Take on the world
7. Baseball cards
8. Convertible Balloon
9. Green eyes
10. Mickey mouse
11. Linus spacehead

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Difficile riuscire a dare una giusta connotazione al nuovo disco di Wavves, difficile perché vario, fuori dagli schemi e, a suo modo, perfettamente caotico.

L’ultimo lavoro della one man band formata dal ventitreenne Nathan Williams ci fa scoprire un mondo nuovo rispetto ai due album precedenti (Wavves, 2008 e Wavvves, 2009) e con molte probabilità segna il percorso musicale che il giovane talento americano pare sicuro di voler seguire.

Lui, precoce genio della scena rock underground e garage d’oltreoceano sconvolge con nuovi approcci alla canzone e con modi che nessuno si sarebbe mai immaginato, in una maniera tanto sregolata quanto folle.
Ci stava stretto, Nathan Williams, in mezzo alla scena rock californiana, non si sentiva a suo agio tra le note protopunk deraglianti e la no-wave acida proposte negli ultimi due dischi.
Si annoiava e, in qualche maniera, ci aveva fatto capire che le cose sarebbero cambiate.
Lo ha fatto con una canzone: So Bored (appunto).

Così, come il protagonista di una favola che parte per l’avventura, Wavves decide di lasciare alle spalle il passato da GarageBand e microfoni accidentati, si arma di due validi collaboratori e sforna un disco.
Giusto per la cronaca, i due elementi che apportano le loro sonorità e migliorie a King of the beach sono Stephen Pope al basso e Billy Hayes alla chitarra.
Esatto, loro: la parte ritmica del compianto (ma comunque eterno) Jay Reatard.
Il tocco di queste due perle del garage rock si sente, ma non è prepotente: è ben calibrato, capace di lasciare posto alle bellissime parti vocali dello stesso Wavves e a nuovi tipi di generi musicali.

Sì, perché King of the Beach racchiude una buona porzione di storia della musica: si va dal punk old school in quarti nudo e crudo à la Ramones, fino al buon vecchio surf rock dei Beach Boys.Un pop lo-fi che riesce a trovare riferimenti perfino negli ultimi Animal Collective (quelli di Merryweather Post Pavillion), dedicando al loro sound un intero pezzo (Mickey Mouse)
Un calderone di note e sonorità differenti, sapientemente mescolate e permeate di quella carica elettrica e distorta che fa del (ormai ex) garage rock di Wavves uno dei migliori ascoltati negli ultimi anni.

Questo è King of the Beach: un disco complesso, ma ben strutturato, in cui gli arrangiamenti non sono per niente da sottovalutare, così come non lo sono le influenze e i gruppi musicali che Nathan Williams ha deciso di omaggiare nel disco, i Beatles un esempio su tutti (li potete scorgere molto bene dietro la patina di synth di Post Acid).
La memoria dell’ex Lost Sounds Jay Reatard trova un degno erede dunque.

Un giovane genietto che ha dimostrato già in due dischi quanto vale, tra punk californiano e garage  psichedelico da birra fredda, e che ritorna adesso con un nuovo e incredibile lavoro che è un po’ come andare a sentire una lezione di storia della musica, dagli anni ’60 a oggi.

Caro Jay, non ti preoccupare, ci pensa Wavves a tutto.

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