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Interviste

Intervista a NICOLA MANZAN (BOLOGNA VIOLENTA)

Incontrare un musicista come Manzan ti lascia un solco dentro. Un artista poliedrico ed eclettico ma anche un uomo semplice e gentile. Sconvolgenti sono la passione e la dedizione che egli dedica alla musica. Un modo nuovo di vedere la vita “Il Bervismo” (da lui ideato) che affascina e stupisce. Un progetto nato nel 2005: BOLOGNA VIOLENTA, ma giunto alla perfezione con “Il Nuovissimo Mondo”. Tra i migliori dischi dell’indipendente italiano di questo 2010. Genio e sregolatezza… Quiete dopo la tempesta. Intervista a cura di Giuseppe Mazzoni.

Ciao Nicola, partiamo dal nome del tuo progetto solista “BOLOGNA VIOLENTA”. Come nasce e quando?
BOLOGNA VIOLENTA nasce nel 2005 e il nome è venuto dopo alla nascita del progetto. Inizialmente volevo fare un disco grind e nel 2005 sono riuscito a registrarlo. In quel periodo abitavo a Bologna e tra l’altro non era il periodo più felice della mia vita. Stavo facendo dei pezzi e cercavo di ispirarmi a ciò che stavo vivendo all’interno della città e a questo forte senso di vuoto che mi circondava. Volevo dare un nome molto forte a questo disco, che rappresentasse Bologna. Ho voluto fare anche fare un omaggio ai B-movies, perché mi sembrano la visione hardcore di tutto il cinema patinato italiano. Visto che il film BOLOGNA VIOLENTA non era mai stato fatto mi sono chiesto: “perché no?”. E da cosa nasce cosa.

BOLOGNA VIOLENTA è fondamentalmente improntato su generi quali il Grincore ed il Death metal. Tu però sei un musicista di base classica, ti sei difatti diplomato in violino. Come nasce questo tuo rapporto con la musica rock ed elettronica in generale?

Passare dalla classica al grind in effetti non è molto normale! [ride] Sono una persona piuttosto estrema. Fa parte della mia natura passare da Bach ai Napalm Death! Mi danno sensazioni molto diverse. Sempre di musica si tratta. Ho iniziato fin da molto piccolo a suonare e a casa mia si ascoltava un po’ di tutto sebbene i miei mi spingessero ad appassionarmi alla classica. Alle superiori ho iniziato ad ascoltare musica decisamente più pesante e mi sono avvicinato molto ai generi estremi. Mi danno di più rispetto alla Pop music. Questa dicotomia caratteriale mi ha sempre contraddistinto. Fuori faccio il disastro mentre a casa mi trovi regolarmente in pantofole!

Quali sono stati i generi e i gruppi che più hanno segnato la tua crescita artistica?
Sicuramente l’hardcore anni ottanta dei Negazione e degli Indigesti, e il Grindcore inglese appunto con i Napalm Death e i Carcass. C’è quindi anche una bella dose di Death Metal!

Arriviamo ora ad “Il Nuovissimo Mondo”, secondo capitolo del tuo progetto. Ciò che più mi ha colpito è il suo incredibile carattere visuale. Hai saputo secondo me fondere con grande maestria il rapporto fra lo scorrere impetuoso e violento delle immagini, tipico del mondo movie, ad una musica di grande impatto e potenza. Sembra infatti di vivere per ventisei minuti all’interno di un capolavoro cinematografico come “Mondo Cane”. Sei d’accordo?
Grazie per i complimenti! Esattamente. Il mio intento era quello di rappresentare un mondo movie in musica. Mentre realizzo i miei pezzi cerco comunque di pensare a qualcosa di reale e ben specifico, come ad esempio una mattanza; successivamente con la base ritmica cerco di ricreare e trasformare quelle sensazioni di angoscia in musica. Uno dei pezzi che preferisco è “Morte”, perché è così che me la sono sempre immaginata, e secondo me è uno dei pezzi migliori da questo punto di vista. C’è sicuramente un lato romantico nella cosa ma chiaramente compare anche l’immediatezza e la violenza della cosa, perché quando c’è la morte c’è la fine.

Arriviamo ora alla copertina. Hai rappresentato in chiave ironica il tuo necrologio. Volevo però sapere se oltre alla raffigurazione del tuo annuncio funebre si cela un messaggio più profondo. Ovvero quello della morte dell’intelletto, dell’uomo come essere pensante.
Assolutamente. La mia foto non è altro che la foto di una persona qualunque nel mondo e che nel suo piccolo rappresenta il declino del genere umano. Avrei potuto mettere il volto di chiunque.  Potevo pure mettere uno specchietto nel quale ognuno vedeva riflettere la propria faccia!

Vuoi parlare del Bervismo?
Il Bervismo è un nuovo modo di vedere la vita da me elaborato, in positivo e in negativo, ma più in positivo. Il suo concetto è molto semplice: non chiudere gli occhi davanti agli scempi e cercare allo stesso tempo di vivere bene con te stesso e con gli altri. Al diavolo i politici ed i religiosi, siamo una comunità enorme che si sta liberando da stupidi fardelli culturali. E’ giunto il momento di alzare la testa e svegliarsi dal torpore e dalle abitudini di tutti i giorni, nel massimo rispetto del mondo.

Volevo farti una domanda riguardo all’etichetta con la quale è uscito il tuo disco: Bar La Muerte. Come ti sei trovato?
Splendidamente. È un’etichetta piccola operante su scala internazionale, che non lavora solamente sul numero di copie vendute. C’è un bellissimo rapporto. Bruno Dorella, il titolare, un giorno mi chiese se ero disponibile nel far uscire “il Nuovissimo Mondo”, per la sua etichetta. Per me è stata la realizzazione di un sogno, anche perché le uscite di Bar La Muerte sono sempre state interessanti e sopra le righe. È bastata una stretta di mano. Non abbiamo avuto nessun tipo di problema. Ho lavorato molto bene anche dal punto di vista di ufficio stampa. Il disco si è reso visibile ed è distribuito nei negozi grazie ad Audioglobe. Se tutte le etichette fossero così saremmo a posto.

Cosa ne pensi dell’industria culturale a livello musicale e cosa ne pensi della scena indipendente italiana?
Ci sono molte etichette ed entità che creano dei circuiti interessanti come ad esempio la Tempesta Dischi, con cui ho avuto a che fare con il Teatro degli Orrori. Dall’altra parte ci sono realtà assolutamente innocue, dove i gruppi non lavorano sul loro materiale come si dovrebbe. Per quanto indipendente il disco andrebbe promosso. Se si vuole suonare bisogna avere un buon prodotto da promuovere. Nell’indipendente italiano ci sono ottimi gruppi. La prova del tempo ci dirà se questi sono validi o meno. Nessuno nasce con uno stile ben definito. Ci vuole tempo. Purtroppo il discorso dei dieci anni di gavetta che un po’ tutti mi facevano e che mi spaventava molto, è un’amara verità! [ride] Io ho la fortuna di lavorare come violinista turnista e quindi riesco a farcela. Gli indipendenti che vivono della propria musica sono davvero molto pochi. Non bisogna mai piangersi addosso e si deve lavorare sodo!  Per quanto riguarda il discorso delle major, i ritmi, i ricavi e le energie spese sono totalmente diverse. È un mondo a sé stante.

Vuoi parlare della tua collaborazione con Il Teatro Degli Orrori e di come vi siete incontrati?
Io conosco Pierpaolo Capovilla e Giulio Favero da molti anni per via degli One Dimensional Man, gruppo della mia zona, oltretutto. Ho registrato gli archi nel loro primo album e anche nel secondo. Da tempo cercavano un quinto elemento e quando Giulio ha deciso di lasciare la band, ha consigliato agli altri di contattare me. Io avevo comunque già dato la mia disponibilità, perché l’avventura con i Baustelle era praticamente finita. Avevo voglia di nuovi progetti e oltretutto il Teatro degli Orrori è un gruppo che mi è sempre piaciuto moltissimo. Suonare con loro per me è come ascoltare i propri dischi preferiti a volume altissimo, suonandoli però su un palco davanti a mille persone. Cosa vuoi di più?! [ride] I concerti che fino ad ora abbiamo fatto sono stati davvero molto intensi.

Quali degli artisti con cui hai collaborato ricordi con maggior piacere?
In generale ho degli ottimi ricordi soprattutto in studio nei due anni con i 4 fiori per Zoe con i quali ho registrato colonne sonore e con cui ho fatto un disco, oppure dal vivo con Alessandro Orlando Graziano. Abbiamo fatto centoventi concerti girando per tre anni l’Italia ed è nato un rapporto di amicizia molto profondo. Poi ci sono state esperienze estreme, come ad esempio con i Baustelle con i quali ho suonato al primo maggio o a capodanno ai Fori Imperiali davanti a duecentomila persone. Numeri indicibili! E’ stato un tour davvero molto figo.

Progetti futuri?
Innanzitutto la ristampa dei due dischi in vinile. Il primo sarà probabilmente uno split con un altro gruppo bolognese che fa improvvisazioni noise, mentre il Nuovissimo Mondo sarà un disco a sé. Poi c’è un pezzo che uscirà in una compilation di Natale: la cover di una colonna sonora di un film horror e verso gennaio, più o meno, ci sarà un remix di vari pezzi. Oltretutto sto preparandomi per registrare un disco nuovo o un EP. Vedremo… Ho comunque voglia di registrare ed inizierò presto. Ho appena svuotato il computer! Siamo pronti!

a cura di Giuseppe Mazzoni


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