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Bachi Da Pietra – Quarzo

2010 - Wallace
post/rock/blues

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Tracklist

1. Pietra della Gogna
2. Bignami
3. Dragamine
4. Niente Come la Pelle
5. Zuppa di Pietre
6. Morse
7. Muta
8. Notte delle Blatte
9. Pietra Per Pane
10. Non E' Vero Quel Che Dicono
11. Orologeria
12. Fine Pena

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Come il peggior incubo notturno. Con i piedi che affondano su ciotoli di pietra che aspettano d’essere bagnati dalla fredda acqua di torrente in piena. Ruggine e pietre ricoprono l’orizzonte sotto alle tue scarpe, voci strozzate che risalgono dalle viscere della terra (…uno spacca, uno scava, porta un lume e dinamite, poca luce, vene infinite…la superficie? Chiedere altrove… da “Pietra per pane“), scenari da cave dismesse (quantomai d’attualità in questi mesi dopo l’avventura dei minatori cileni), percussioni fredde e marziali ti accompagnano mentre la notte( “Notte delle blatte”) ti coglie impreparato a vagare nella natura mentre vorresti stare nel caldo del tuo rassicurante letto con la tv accesa che ti dice  quello che vuoi sentirti dire (“Dragamine”), con il sottofondo di un blues distorto come il miglior Ton Waits degli ultimi vent’anni.

Ma le trame del suono strumentale ti si attorciliano addosso, ti confondono e non  capisci (“Zuppa di pietre”, “Muta”), corde di chitarra pizzicate e stridenti, battiti nudi di percussioni, solo con il tuo corpo e con il  tatto diventato sempre più sensibile a contatto con il vuoto della natura, ti sfiori la pelle (…il collo sull’inguine la guancia sul ventre, si sente il presente nell’istante imminente passare, e la vena più interna lavorare… da”Niente come la pelle”), la pizzichi per sentirti vivo con il tempo che passa incastrato dentro a ingranaggi scricchiolanti e la vita stanca che ti trascini dietro (“Bignami”).
Il duo composto da Bruno Dorella (ex Wolfango e membro di Ronin e Ovo) e Giovanni Succi (ex Madrigali Magri), attivo dal 2005 e autore di altri tre album più un live uscito quest’anno, gioca con i suoni ridotti all’osso, un blues minimale che sa graffiare con gli artigli di una chitarra, suonata come una percussione, che sa aprire orizzonti quasi desertici con gli arpeggi, per poi stridere e farti cadere nell’abisso dove una batteria, semplice e scarna, sa essere primordiale e catasfrofica.

Testi poetici, minimali e criptici, sarcasmo e profondità legata ai più nascosti incubi e dubbi.
La notte  infestata da insetti, divi nottambuli e già dimenticati alla prima luce del giorno. Ci rimangono in mano una manciata di sassi, unici testimoni materiali e perenni del nostro passato e il rumore sordo del nostro sogno e del risveglio.

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