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Killing Joke – Absolute Dissent

2010 - Spinefarm
industrial/rock/alternative

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Tracklist

1. Absolute Dissent
2. The Great Cull
3. Fresh Fever From The Skies
4. In Excelsis (E.P. Version)
5. European Super State
6. This World Hell
7. Endgame
8. The Raven King
9. Honour The Fire
10. Depthcharge
11. Here Comes The Singularity
12. Ghost Of Ladbroke Grove

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Testualmente sembrano due le correnti che animano le canzoni di questo nuovo lavoro dei veterani Killing Joke. Due correnti che vanno ad unirsi verso una unica parola “rabbia“. Rabbia verso il destino che solo tre anni fa ha portato via l’amico e bassista Paul Raven e rabbia verso il maldestro destino verso cui sta sprofondando il nostro caro pianeta.
Da sempre proiettati in avanti, il sound non ha perso quella componente apocalittica che li ha resi protagonisti della scena più sperimentale del rock da trent’anni a questa parte.

Alti e bassi hanno accompagnato la carriera di Coleman e soci, con una netta rivincita di popolarità nel nuovo millennio, grazie a due dischi intransigenti come il metallico omonimo del 2003 e il claustrofobico, cacofonico e labirintico Hosannas from the basements of Hell” del 2006.
Ora nel 2010, per festeggiare i trent’anni dall’uscita del loro inarrivabile esordio, si ripresentano con la stessa formazione di allora (Jaz Coleman, Kevin”Geordie”Walker,  Martin”Youth”Glover e Paul Ferguson) e con una varietà nei suoni che va a ripescare le varie fasi della loro carriera. Capita così di imbattersi in canzoni come la quasi danzereccia European Super State( pesante critica agli stati uniti d’Europa), che non può che riportare alla mente il periodo elettronico di metà anni ottanta e un disco come Night Time” o l’elettronica più atmosferica e darkeggiante di The Raven King, sentita dedica all’amico Raven scomparso nel 2007, omaggiato anche in Honor the fire.
La presa di posizione ambientalista è ben scandita nel brano di apertura Absolute Dissent mentre il lato rock compare con la pesantezza chitarristica di The great Cull, This world Hell o di Fresh Fever From the Skyes, dove la batteria tribale scandisce il pezzo.
E se Here comes the Singularity si candida ad essere la nuova Eighties, in Depthcharge, l’atmosfera si fa ipnotica e la velocità aumenta, fino ad arrivare alla lunga e conclusiva Ghosts Of Ladbroke Grove, suggestionante nel suo lento incedere guidato dal basso.

Senza mezzi termini la miglior prova degli ultimi anni, ispirata e purtroppo, spiace dirlo, ma dalle grandi perdite nascono sempre le cose migliori. Sicuramente uno dei miei dischi dell’anno.

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