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Valentina Lupi – Atto Terzo

2011 - Alì Bumaye
rock/alternative/songwriting

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Tracklist

1.Dove sei
2.Il modo migliore
3.La mia colpa
4.Non è cambiato nulla
5.Al di là del bene e del male
6.Quello che vorrei
7.L'antieroe
8.Bianco minore
9.Io e le tue parole
10.L'essenziale
11.Ciò che ancora non conosco
12.Atto terzo

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Scoprirete Valentina Lupi e sarà inevitabile non ascoltare “Atto Terzo” fino all’usura.
E’ passato del tempo da quando la compositrice di Velletri ha calcato le scene della provincia romana esibendosi in storici club come Il locale e il Circolo degli Artisti, risalito la schiena degli Appennini fino allo stage dell’Heineken Jammin Festival e fatto capolino fra i progetti nominati per il premio Tenco 2006. Cinque anni dall’uscita del suo primo lavoro, intitolato “Non Voglio Restare Cappuccetto Rosso” e quattro  da quando è salita sul palco del Primo Maggio e collaborato con vari cantautori italiani, tra cui Afterhours, Moltheni e BandaBardò.

“Atto Terzo” è un lavoro caleidoscopico, frutto degli anni di studio di canto lirico e di pianoforte intrapresi dall’artista all’età di dieci anni. Dodici tracce in cui si intrecciano altrettante piacevoli armonie; Valentina si muove agile tra vari generi, coniugando pezzi decisamente rock ad altri dalle sonorità blues e jazz. “Dove Sei” è la trascinante overture dalla chiosa inattesa, un crescendo di suoni che sovrastano via via l’organo di sottofondo a cui era stata delegata l’apertura lasciando infine spazio alle percussioni affidate alle, sapienti, mani di  Cesare Petulicchio direttamente dai Bud Spancer Blues Explosion. Di stampo decisamente acid-jazz è “La mia colpa” miscela di improvvisazione e ragionamento; gli arrangiamenti sono curati e sembrano quasi voler contenere e arginare la forte istintività espressa dai suoni e dal testo crudo e sprezzante. Scandito in chiave di rock è “Non è cambiato nulla” pezzo energetico dal testo smaliziato e quasi aggressivo, in cui la cantautrice sembra voler giocare con le potenzialità della propria voce alternando cantilene provocatorie a scale di ritmate mentre “Al di là del bene e del male” ha strofe disincantate mosse da lontani ricordi nietzschiani che si sciolgono dentro l’assoluta dolcezza dei suoni rasserenanti. In “Bianco Minore”, vestita solo della proprio voce, Valentina fraseggia sulle note del tastierista Matteo Scanicchio (ex Cappello a Cilindro con cui Valentina ha già all’attivo il duetto di “Sedie di Paglia”) musicista raffinato che insieme con Giorgio Maria Condemi e Fabio Fraschini ha saputo interpretare e plasmare al meglio lo spirito di ogni canzone.
Maestra dell’armonia e della sobrietà, Valentina dispiega appieno il proprio timbro vocale discostandosi dall’abusato paragone che la vuole un miscuglio fra lo stile interpretativo della Consoli e di Cristina Donà. In effetti la somiglianza poco smentibile con le due artiste costituisce l’aspetto da cui Valentina ha dimostrato di sapersi allontanare, nonostante in alcuni passaggi le somiglianze si facciano sentire in modo piuttosto evidente.

I testi dimostrano freschezza e personalità che vanno a sfatare i luoghi comuni stantii sull’amore e sulla vita in particolare se raccontati da una donna. Valentina descrive rapporti maldestri, iniziati o finiti male, la sua voce è quella degli antieroi  lontani e allontanati dalla luce dei riflettori. Con “Atto Terzo” ha tratteggiato un’immagine forte, reale o immaginaria, di una donna indignata nei confronti di un mondo così pesato sul qualunquismo da non rappresentarla per niente, inquieta, costretta a prendere coscienza della propria fragilità, in bilico tra il desiderio di piacere e di piacersi e che pretende molto: non parte della luna ma la totalità di essa. Funambola dell’argomento logoro dei rapporti personal e di coppia, Valentina non s’avvicina nemmeno al rischio di precipitare nel clichè del dolore e della rabbia scontati. È la disinvoltura dei testi che ci piace, il fatto che scorrano come frasi dette in una qualsiasi giornata, dure, dirette e con pochi orpelli.

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