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Smart Cops – Per Proteggere E Servire

2011 - La Tempesta Dischi
rock/punk/garage

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Tracklist

1. Realtà cercami
2. Vesciche in guerra
3. Il cattivo tenente
4. Facile bersaglio
5. A gambe levate
6. Meglio insabbiare
7. La legge del più debole
8. Così inguaiarono la piramide
9. Nella giungla
10. La soffiata
11. Sangue d’Africa

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Pochi giorni fa, quando ho ascoltato per la prima volta “Per proteggere e servire”, sono rimasto di sasso. Un po’ come quando da ragazzino, seduto su una panchina con gli amici,  stai rollando una canna e da dietro l’angolo sbuca la volante della polizia. Magari gli sbirri fossero come questi quattro, probabilmente invece di buttare via la mista dietro il cespuglio, avremmo fumato felicemente tutti insieme.

Anche se di sorpresa in realtà non si tratta, perchè gli Smart Cops suonano dal 2007, hanno alle spalle due 7’’ usciti per la SorryState, due bombe hardcore 80’s style, che li hanno portati in tour in America e Israele. Sotto le uniformi all-black, si nascondono personaggi della scena hardcore italiana più rispettata degli ultimi anni, Marco Rapisarda (al basso, fondatore dei La Piovra e L’amico di Martucci e padre dell’etichetta Hell! Yes), Edoardo Vaccari (chitarra, ex Banx This! e Klasse Kriminale), Nicolò Fortuni (voce, ex With Love) e Matteo Vallicelli.
Loro ci tengono a far sapere che il gruppo si sarebbe formato a seguito di un concorso in polizia andato male, io non ci credo. Non posso credere che personaggi del genere abbiano pensato all’arruolamento.

Meglio così, perchè non avremmo mai potuto assistere ad una delle uscite discografiche italiane più esplosive degli ultimi tempi. Un concentrato assurdo di punk psichedelico ’77 alla Dead Boys e Fleshtones, infarcito di abbondanti dosi garage stile The Hives dei giorni migliori, ma registrati peggio, e un cantato velenosamente bastardo, da gruppo beat italiano anni sessanta.
Dall’inizio alla fine, una valanga di note, strumenti suonati con una foga allucinante, una mezz’ora per infrangere tutte le regole, come in un inseguimento da poliziottesco italiano degli anni ‘70.
Un’apertura mozzafiato, tre bordate d’altri tempi, per mettere subito in chiaro le cose: puro garage-rock introdotto da una volante a sirene spiegate (“Realtà cercami”), lo psychobilly-punk irrimediabilmente contro di “Vesciche in guerra”, l’assalto sonoro de “Il cattivo tenente” con i suoi stop&go al fulmicotone.
Attitudine da vendere, sing-a-long nichilisti, irriverenti, sparati dritti in faccia, con quella genuina urgenza emotiva tipica del punk (“Facile bersaglio”, “A gambe levate”). Un lavoro così, in Italia non si sentiva da anni, pezzi come “Meglio insabbiare” (epica la strofa “Hey! Sbirro sbirro gay vuoi borchie di pelle da noi?”), “La legge del più debole”, “Così inguaiarono la piramide”, sono dosi di potenza e intelligenza compositiva impressionanti, dove si sbeffeggia il potere e le debolezze umane. Nel finale, “Nella giungla” e “Sangue d’Africa” rallentano i ritmi frenetici, lasciando spazio ad atmosfere ipnotiche ed afose.

Insomma, questa è roba forte, che produce assuefazione al primo ascolto. Un disco politicamente marcio, ribelle, che ha il merito di smuovere i vostri culi flaccidi e risvegliare le coscienze, riportando il rock ‘n’ roll nel luogo dove è nato: nelle strade.
Per la prima volta nella mia vita, confesso di avere avuto fiducia nelle forze dell’ordine.

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=FE3GzPzdm50[/youtube]

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