Kafka – Geografia

Lampante premessa: i Kafka non hanno niente a che vedere col celeberrimo (ed immenso) scrittore ceco.

Ciò nonostante, i tre musicisti francesi si divertono a solleticare alcune corde celate all’interno dei nostri lobi cerebrali, provocando inaspettate escursioni emotive.
Fin dalla data del loro debutto, nell’ormai lontano 2002 (eppure sembrano passati pochi minuti), i Kafka hanno sempre marciato con ostinazione attraverso i vicoli musicali più reconditi, ardui da raggiungere e proprio per questo pure più appaganti, accompagnati dalla loro fervida immaginazione e da una musa artistica artefice delle loro originali composizioni.
In quest’ottica “Geografia” rappresenta il loro album della maturità, segnando il definitivo abbandono degli schemi formali ad esclusivo vantaggio di un approccio sonoro istintivo, creativo ed altamente suggestivo.
Le composizioni dei Kafka, nonostante siano totalmente strumentali ed assai più intricate di quanto possano sembrare ad un primo ascolto, si rivelano il giusto nutrimento per menti in cerca di relax, e perché no, di svago.
I tre francesi si divertono a ridefinire i confini sonori dell’immaginabile, ponendoli in un’ipotetico punto d’incontro tra le sperimentazioni post-psichedeliche dei Tortoise e la suggestività melodica di Ennio Morricone.

Insomma, con “Geografia” si viaggia davvero, basta solo chiudere gli occhi ed essere preparati. Chitarra, basso e batteria: meno costoso (indubbiamente) e limitante (de gustibus) di un viaggio in crociera.

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