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C’è Chi Dice No, di Giambattista Avellino


Scheda

Titolo Originale: id.
Nazione: Italia - 2011
Regia: Giambattista Avellino
Soggetto: Fabio Bonifacci
Sceneggiatura: Bonifacci, Avellino
Genere: Commedia
Produzione: Cattleya
Distribuzione: Universal Pictures
Durata: 95 min.
Interpreti: Luca Argentero, Myriam Catania, Paola Cortellesi, Paolo Ruffini, Giorgio Albertazzi, Claudio Bigagli, Marco Bocci, Max Mazzotta, Roberto Citran
Nelle sale dal: 08 Aprile 2011
Voto: 6,5

Samuele, Max e Irma sono tre ex compagni di classe accomunati dal destino di essere “non raccomandati”. Samuele è un ricercatore universitario, Max un giornalista perennemente a progetto, Irma un medico di base. A causa della presenza di un esercito di raccomandati,  che regolarmente passa loro davanti in graduatoria, i tre perdono regolarmente le rispettive occasioni di venire finalmente assunti. Per riprendersi i loro diritti i tre creano il gruppo “I Pirati del merito” volto a combattere sia chi li ha scavalcati in graduatoria sia tutti i raccomandati in generale.

Giambattista Avellino abbandona per una volta il duo Ficarra – Picone e si scatena all’interno di un territorio che ben conosce; la commedia all’italiana, in tal caso venata di comicità senza però mai abbandonarsi alla facile risata. La vita dei tre ex compagni di scuola, ben interpretati da Ruffini, in un ruolo che curiosamente lo allontana dai film di matrice natalizia e ne esalta le capacità attoriali, Argentero e da Paola Cortellesi, risulta essere uno spaccato ben credibile, anche se parossistico e macchiettistico, dell’Italia di oggi. Non si può riflettere davanti alla battuta di Albertazzi, preside di facoltà, che domanda se mai ci fosse stato un concorso non pilotato o “aggiustato”.

Nel complesso il cast, dotato di grandi attori come Citran e soprattutto Giorgio Albertazzi, qua in un ruolo nemmeno troppo trasversale; e solidi caratteristi, come il duo di poliziotti Mazzotta e Gabriellini, si muove veloce e attento all’interno di una sceneggiatura solida ed incapace di momenti di pausa. Dove tutte le tessere del puzzle orchestrato da Bonifacci e Avellino si incastrano perfettamente alla fine portando ad un epilogo non buonista ma realista ma ciò nonostante carico di speranza.

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