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Nicke Borg – Homeland Chapter 1

2011 - NickeBorg Music
rock/folk/alternative

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Tracklist

1. A beautiful affair
2. Crystal Jack
3. Homeland
4. Confession of a criminal mind
5. Spoken words

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Se questa è la punta dell’iceberg la Svezia può dormire sonni tranquilli. La grande energia e l’assoluta devozione ad un certo tipo di attitudine “hot” da consumato rocker, Nicke Borg l’ha conservata in criogenesi. Noi nell’attesa di farci spiegare come ci riesce ci logoriamo i timpani con questo felicissimo episodio in EP di un preannunciato album che dia conferma di quanto di buono fin qui mostrato.

Ammetto che questo disco mi è stato consigliato da persona fidata ed esperta in campo musicale, un vecchio volpone della chitarra che conosce ogni singola nota, parola e accordatura di ogni canzone dei Backyard Babies e che sicuramente è rimasto sorpreso più di me nello scoprire la vena quasi bucolica di Mr. Borg e di questo Homeland. La storia dei Backyard Babies è arcinota e non necessita davvero di ulteriori approfondim enti, se non un’amara “postilla” per dire che dopo anni di onorata militanza tra le file del Rock ‘n roll, i nostri, hanno deciso di appendere gli strumenti al chiodo per un non meglio precisato periodo di tempo. Proprio come succede a chi, dopo una lunga seduta in bagno, decide di aprire la finestra per cambiare aria e dare uno sguardo di fuori, Borg ha steso il piano per Homeland pensando a tonalità a lui non consuete e ai più ispirati Social Distortion o ad un monumento sacro del country-folk come l’immortale Johnny Cash. Forse è proprio la voglia di poter essere quello che tanto desideriamo che ci spinge ad avvicinarci a ciò che più ci piace e a rendere le nostre necessità perfette come una scultura appena levigata. Sulle note di A beautiful affair si declama il riconoscimento per le cose ben fatte e per il gusto di rendere il tutto apprezzabile grazie semplicemente ad una chitarra acustica ed alla voce fantasticamente traditional di Nicke. L’appunto controverso, che non può mancare in ogni mio scritto personale, è che forse lui sta meglio in queste vesti che in quelle dei Babies, che non si battono per “calore”, ma che non hanno questa incredibile attrattiva e suadente energia. Se ne fosse uscito a Nashville con questo lavoro e con lo stomp vitale di canzoni come la title-track Homeland, nessuno lo avrebbe notato, ma la grande versatilità con la quale un “freddo” svedese riesce a controllare un verbo non suo, spesso accelerando e giocando con le ritmiche, gli fa guadagnare uno scatto sensibile in qualità e capacità. Ovviamente, la passione non deve offuscare gli occhi sulla realtà della vita e per non perdere contatto con la vecchia guardia dei fans Babiesiani ecco il lento tempo della ballad-rock di Confession of a criminal mind, prima della chiusura “parlata&rdq uo; di Spoken words. È presto per poter essere entusiasti o cinici nei confronti di una persona che tanto ha dato alla musica in generale, non siamo ancora in grado di considerare pienamente le persone in vesti inusuali, tutto ci appare strano. Quando vediamo un individuo al di fuori di un ambito abitudinario ci sembra sempre di conoscere qualcuno a noi totalmente estraneo e ancora più difficile ci appare dare un giudizio che sia oggettivo e aderente alla realtà “extra-personale”.

Per tale deficienza mi accredito al di fuori di qualsiasi obiettività; il preludio al primo disco solista dell’ormai ex cantante dei Backyard Babies è un gran bel lavoro, costruito con semplice precisione e con particolare attenzione a tutti i dogmi della tradizione country. Vale la pena ascoltarlo e vale la pena averlo.

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