Ecco l’esordio discografico dei ManzOni, che prendono il nome dall’artista Piero Manzoni, noto ai più per l’eccentrica opera “Merda d’artista”.
L’album non è affatto male: i versi rauchi della voce di Gigi Tenca sono appoggiati su melodie quasi esclusivamente acustiche di accompagnamento, che creano suggestioni da viaggio, malinconiche, lente e ripetitive: claustrofobiche, lontane dalla forma canzone e dal canticchiare sotto la doccia. Strano, ecco, un disco strano, che può facilmente far cagare, ma crea un seguito di ascoltatori fedeli, che condividono su facebook una loro canzone per dire “vedi che ti faccio sentire”. Sono un po’ i Massimo Volume suonati da Le Luci della Centrale Elettrica, non esaltanti ma piacevoli e apprezzabili, più da teatro che da concerto birra alla mano.
Un lavoro misterioso, destinato ad essere rivalutato solo tra qualche anno, quando i ManzOni si scioglieranno, lasciando ai posteri quest’unico album.